«Ahmadinejad uno psicopatico come Hitler»

da Teheran

Il suo grande nemico, il primo ministro dello Stato d'Israele Ehud Olmert, ormai lo accusa, in una intervista alla tedesca Bild, di essere «uno psicopatico e un antisemita», che parla come faceva Hitler, ma il presidente Mahmoud Ahmadinejad sembra aver dimenticato “l'entità sionista” per dedicarsi anima e corpo alla causa nucleare. Dopo il «me ne frego» pronunciato alla vigilia del rapporto dell'Aiea (Agenzia internazionale per l'energia atomica) che conferma l'inarrestabile corsa al nucleare dell'Iran, Ahmadinejad giura di «tirar innanz» senza la minima esitazione. «La rinuncia all'arricchimento dell'uranio - ripete - è la linea rossa che non potremo mai attraversare». Dietro l'irriducibile presidente l'unico tentennamento arriva da Maohammed Saeedi, vice capo dell'organizzzazione iraniana per l'Energia atomica, che promette ispezioni illimitate e non concordate se il caso nucleare iraniano verrà sottratto alle competenze del Consiglio di Sicurezza e restituito all'Aiea. «Se cambieranno idea e sceglieranno la saggezza - promette Saeedi - risolveremo in fretta tutte le questioni contenute nel rapporto di El Baradei».
Ma le offerte del funzionario iracheno non destano troppo interesse. «La comunità internazionale - fanno sapere fonti dell'Unione Europea - ha già spiegato che l'Iran deve sospendere qualsiasi attività collegata all'arricchimento dell'uranio e dimostrare assoluta trasparenza». Gli inefficaci tentativi di apertura sono accompagnati dai rilanci dello stesso Saeedi che, in un'altra parte del suo discorso, prospetta un’accelerazione del processo di arricchimento grazie all'uso di macchinari più evoluti ed efficaci delle centrifughe P1 utilizzate fino ad ora. «Abbiamo già fatto sapere all'Aiea - dichiara l'alto funzionario - di star conducendo ricerche con diverse attrezzature, non si tratta delle centrifughe del tipo P2, ma di strumenti più avanzati».
Di fronte all'irriducibile atteggiamento iraniano anche gli alleati russi appaiono perplessi e tentennanti. «È assolutamente necessario che l'Iran compia passi concreti per ricostruire un clima di fiducia intorno al suo programma nucleare», ricorda il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov al suo omologo iraniano Manoucher Mottaki invocando la sospensione di tutte le attività collegate all'arricchimento dell'uranio e la ripresa della piena collaborazione con l'Aiea.
Ma l'autentica posizione russa resterà oscura fino al prossimo 9 maggio quando i cinque rappresentanti permanenti del Consiglio di Sicurezza e un rappresentante tedesco si riuniranno a New York su richiesta degli Stati Uniti.

Solo dopo l'ennesima riunione dei “5+1” si capirà se Mosca e Pechino sono disponibili a metter da parte le relazioni con Teheran e rinunciare al diritto di veto. Solo allora gli Stati Uniti e i loro alleati potranno approvare una risoluzione che imponga l'immediato dietrofront dell'Iran e minacci dell'uso della forza in caso d'estrema e risoluta inadempienza.

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