Albanese esorcizza la paura in uno Psicoparty di personaggi

L’attore da questa sera protagonista al Genovese dello spettacolo sul male di vivere il nostro tempo

Albanese esorcizza la paura in uno Psicoparty di personaggi

È mai possibile esorcizzare le paure della società odierna? E se è possibile, come si può superare l’angoscia che evoca il pensiero della bomba o quella di un’imminente dell’«invasione» da parte dei cinesi?
Una risposta prova a darcela Antonio Albanese che da questa sera a sabato sarà sul palcoscenico del Politeama Genovese con il suo spettacolo «Psicoparty». Una carrellata di surreali personaggi, deformi fisicamente e disumanizzati per le fobie di cui sono vittima e l’egoismo che li ha sopraffatti.
Albanese, insomma, torna in teatro, sei anni dopo «Giù al nord», e riprende il suo viaggio comico attraverso il paesaggio umano (e disumano) che ci circonda.
«Psicoparty» nasce appunto come spettacolo sulla paura, o meglio le paure. Quelle lecite e quelle illecite, quelle che aiutano a guardarsi dentro e quelle che impediscono di vivere. Quelle che ci trasformano in maschere sbigottite, le maschere che Albanese incarna perfino anatomicamente con la fisicità stravolta dei suoi personaggi. Quelle che ci paralizzano, immobilizzandoci dentro le nostre abitudini, dentro i nostri lussi e dentro i nostri egoismi. Le paure che il potere amministra con tanta sapienza, per trarne il prezioso vantaggio di saperci spaventati….
Lo spettro del terrorismo, l'ansia del quotidiano, la ridicola fatica di mantenersi rispettabili, e in fondo a tutte la vera paura, quella di non riuscire più a godersi la vita, la paura di essere felici, di saper stare bene.
«Psicoparty» inizia con un prologo in cui Albanese dialoga con il proporio doppio «Antonio l’ottimista» il quale inneggia: «È un gran bel mondo, è una grande bella Italia». Ma al detto «è un’Italia che gira», i due Albanese rispondono all’unisono «è un bel giramento!».
Ma la vita è tutta in salita. Ecco la paura, il sospetto, il panico, che entrano in teatro sotto forma di una valigia abbandonata sul palco che apre la scena ai variegati personaggi: dal «ministro della paura» all’imprenditore lombardo che teme la concorrenza dei cinesi, dal primario di chiurgia che «raccomanda» la figlia al timido Epifanio che, innamorato della pianta Valeriana, ricorda che si può aver paura anche della felicità.
Per questo spettacolo con Albanese si è riunito lo stesso piccolo e affiatato gruppo che diede vita a «Giù al nord», Michele Serra e Giampiero Solari (il regista), assieme a Piero Guerrera ed Enzo Santin.

Nel corso dell'ultimo anno, il gruppo, insieme ad Albanese, ha sviluppato suggestioni e testi scritti da Michele Serra attraverso un processo di rielaborazione scenica che ha portato alla definizione di questo spettacolo.
Con Albanese, sulla scena i musicisti, Teo Ciavarella e Guglielmo Pagnozzi che lo accompagnano lungo gli umori, le paure e le nevrosi dei personaggi stralunati di «Psicoparty».

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