Albanese sequestrato e picchiato da connazionali

Sequestrato, picchiato e poi abbandonato in una zona isolata della periferia a sud della capitale dopo essere stato in balia di cinque connazionali. Una notte di terrore per un albanese che ha subito una vera azione dimostrativa, un avvertimento che secondo i carabinieri potrebbe inquadrarsi in una sorta di guerra tra bande che si sono spartite lo spaccio di droga nella zona della Borghesiana. Questo l’epilogo del raid compiuto martedì sera a Roma, in un bar della Borghesiana, alla periferia Est della capitale, dove un commando di albanesi, armato di pistole e con il volto coperto da passamontagna, ha gambizzato due connazionali e portato via, pistola alla testa un altro cittadino albanese, vero obiettivo della spedizione punitiva.
L’albanese, 28 anni, in Italia con un permesso di soggiorno, nonostante le ferite al volto e alla testa è riuscito a raggiungere all’alba di ieri l’ospedale di Tor Vergata dove c’erano i carabinieri che stavano ascoltando gli altri due albanesi feriti alle gambe. Anche lui, dopo essere stato medicato, è stato interrogato dai militari. Ma al momento le sue risposte non hanno aiutato le indagini. Intanto è ancora caccia ai cinque aggressori: per questo motivo perquisizioni sono in corso in tutta la zona, compresi i castelli romani. Una zona, diventata «terreno fertile» per una criminalità di basso profilo, con bande di stranieri che si contendono il territorio per lo spaccio della droga e per la prostituzione. A gestire tutto ciò soprattutto albanesi, romeni e slavi. Di questo ne sono convinti i carabinieri del gruppo di Frascati che conducono le indagini.
«L’agguato di ieri sera - ha spiegato il colonnello Rosario Castello, comandante del Gruppo - lo abbiamo subito inquadrato come un regolamento di conti o un avvertimento avvenuto tra due bande di albanesi, probabilmente all’origine c’è una questione di spaccio di droga e, sicuramente, quello di ieri sera era un chiaro segnale all’albanese sequestrato dai cinque aggressori. Non volevano ucciderlo ma probabilmente solo spaventarlo». E già lo scorso maggio due romeni erano stati gambizzati sempre nella stessa zona. E non era un episodio isolato.
«Qui di notte è un inferno», si lamentano alcuni cittadini alla borgata Finocchio vicino alla Borghesiana. Sempre nella zona pochi mesi fa un immigrato fu ucciso, a calci e pugni, da altri immigrati. All’esterno del bar, teatro dell’agguato, in via Caltavuturo, dove sul marciapiede, davanti alle serrande chiuse, si vedono ancora le macchie di sangue per la sparatoria di ieri, sono affissi i sigilli del sequestro giudiziario.

«Quella è una sorta di bisca - ha detto una ragazza del quartiere - Qui la sera c’è gente che si abbassa i pantaloni e urina sui muri, macchine di grossa cilindrata che sfrecciano, litigi e donne seminude che si aggirano per strada». «È una situazione pericolosa - aggiunge un abitante della zona - a volte non abbiamo il coraggio di uscire di casa o ritirarci. Dove sono i militari? se fossero qui invece di presidiare le ambasciate, sarebbe meglio».

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