Per mettere fine ai rumours che da tempo si inseguivano negli ambienti politici e sportivi è dovuto intervenire il sindaco Gianni Alemanno: le partite interne dell'Italia nel torneo 6 Nazioni di rugby continueranno ad essere ospitate al Flaminio, lo stadio romano che è la casa degli azzurri fin dal loro esordio nel torneo-simbolo della pallaovale in Europa.
«Il Sei Nazioni rimane a Roma e nessuno lo tocca», ha detto oggi il primo cittadino a margine di una conferenza stampa. E ha ribadito: «Sul 6 Nazioni noi stiamo collaborando intensamente con la Federazione italiana rugby, per fare in modo che si risolvano i problemi del Flaminio e quindi non ci sia alcun dubbio sul fatto che il torneo rimanga a Roma. È impensabile che vada altrove, Roma è la capitale, e qui ci deve essere il 6 Nazioni».
L'intervento del sindaco è arrivato al termine di alcune settimane in cui l'ipotesi di un trasloco del torneo da Roma si erano fatte sempre più corpose. In realtà, è da quando l'Italia è stata ammessa al Cinque Nazioni - che da allora ha inevitabilmente cambiato nome - che si fanno sentire le pressioni di chi vorrebbe portare i match azzurri in altre città, più vicine anche geograficamente al cuore dell'Italia rugbistica, tra il Veneto e la Padania. A rafforzare queste correnti di pensiero erano intervenuti da ultimo due avvenimenti. Il primo, lo straordinario successo di pubblico dell'incontro tra Italia e Nuova Zelanda a Milano, che aveva portato nello stadio di San Siro - zeppo in ogni ordine di posti - ottantamila spettatori in un colpo solo, poco meno di quanti il Flaminio (trentamila posti scarsi) ne raccoglie in una intera edizione del Sei Nazioni. Il secondo, la decisione della Federazione italiana rugby di cancellare dalla Celtic League - il supertorneo europeo per club cui dall'anno prossimo saranno ammessi due formazioni italiane - la presenza del rugby romano: a rappresentare l'Italia saranno due società del nord, il Treviso e gli Aironi del Po. Una decisione fortemente voluta dai club settentrionali (sostenuti politicamente dalla Lega) che a Roma era stata accolta malissimo: al punto che alcuni esponenti della maggioranza di centrodestra avevano minacciato di sfrattare per ritorsione l'Italia dal Flaminio.
Ora l'uscita di Alemanno sembra mettere tutto a tacere. Decisivo, nell'affondo del sindaco, è stato indubbiamente la passione per uno sporto mediaticamente emergente, e che ha portato nei giorni scorsi ad annunciare l'avvio dei lavori per allargare le tribune del Flaminio.
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