Alessio Sobaszek

Questo prete polacco di quarantasette anni era parroco a Siedlemin, in diocesi di Gniezno. Fu arrestato dalla Gestapo nel 1941 e portato nel lager di Dachau. Qui morì dopo un anno, in seguito alle torture. Anche don Sobaszek fa parte del gruppo dei cento e otto martiri polacchi della seconda guerra mondiale, beatificati nel 1999 dal loro conterraneo Wojtyla e ricompresi sotto il nome del vescovo di Plock, Anton Julian Nowowiejski. Avviso ai lettori di questa rubrica: spiacente di intristire per qualche minuto le vostre meritate vacanze estive, ma è bene sappiate che il mese di agosto è particolarmente carico di ricorrenze di martiri; per esempio, quelli della Guerra di Spagna furono trucidati quasi tutti tra luglio e agosto del 1936. Dunque, in questo mese la presente rubrica sarà particolarmente cruenta. Che volete che vi dica? L’ammazzamento di cristiani viene praticato da duemila anni e per noi fa parte del panorama consueto. Certo, non bisognerebbe abituarcisi, ma è così. C’è stato un tempo in cui la notizia che in una certa parte del mondo sterminavano fratelli di credo bastava a smuovere l’intera Europa in spedizioni umanitarie di soccorso. Se quelli che ci hanno lasciato la pelle o gli averi o l’una e gli altri, avessero saputo che i loro discendenti (cioè, noi) li avrebbero disprezzati per questo, li avrebbero maledetti. C’è stato un tempo in cui l’onore era più importante del quieto vivere e le vittime più importanti dei carnefici. Quanto durerà, questo mondo alla rovescia in cui ci tocca stare? Non credo a lungo: le cose rovesciate non possono reggersi. www.

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