Alina ha la media dellotto. Studia in un istituto professionale e questanno si diploma. Diventerà un odontotecnico. Ne ha fatta di strada in cinque anni. DallUcraina, ha messo piede nel nostro paese a 18 anni senza sapere una parola di italiano.
«Quando sono arrivata in Italia ho subito fatto domanda in una scuola professionale e mi hanno inserito in una classe dove praticamente cerano tutti i ragazzi italiani».
Che sensazione hai avuto?
«Ero abbastanza preoccupata. Non capivo nulla».
Ma riuscivi a dialogare con qualcuno?
«No, ma stavo molto attenta a come parlavano gli altri ragazzi. E a casa traducevo le parole con il vocabolario».
In classe cosa succedeva?
«Allinizio i professori mi spiegavano tutto, parola per parola. Mi davano delle schede con degli esercizi più semplici mentre gli altri studenti dovevano fare esercizi più difficili. Quando aveva del tempo libero, un professore mi spiegava quello che dovevo fare».
Tutto qui?
«No, durante lora di religione seguivo un corso di italiano e a casa studiavo tanto. Poi nel pomeriggio andavo in una scuola comunale e facevo tre ore di lezione per imparare la vostra lingua».
Ti sei mai sentita diversa in classe?
«Mi sentivo un po diversa da tutti».
Ti hanno mai deriso i tuoi compagni?
«Allinizio sì, mi prendevano in giro se non capivo e magari sbagliavo a dire qualche parola. Questa cosa mi faceva soffrire molto».
Avresti voluto entrare in classe dopo aver masticato meglio la nostra lingua?
«No, per me è meglio entrare in contatto subito con i ragazzi italiani così si impara più in fretta».
Anche se ti prendevano in giro?
«Anche».
Non ti sarebbe servito un periodo di apprendistato fatto con altri stranieri?
«No, stare nella classe mista non mi piace, se ci sono solo stranieri non imparerai mai litaliano velocemente».
Invece con gli italiani?
«È tutto diverso. Serve molto ascoltare gli altri, è importante per la pronuncia».
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