da Trapani
Un altro schianto, esattamente a un anno di distanza. Sempre un aliscafo, sempre sul frangiflutti, come se una maledizione incombesse sul porto di Trapani. E ora si cerca di far luce sul motivo per cui l'aliscafo della Ustica Lines «Ettore M.» giovedì sera sia piombato sulla barriera all'imbocco del porto. A bordo c'erano 144 passeggeri e 81 sono rimasti feriti, tre dei quali in gravi condizioni. L'anno scorso, il 9 agosto, era stato il «Giorgione» con a bordo 181 passeggeri che tornava dalle Egadi a terminare la sua corsa contro una delle dighe foranee. In quel caso c'era stato anche un morto. Questa nuova tragedia mette sotto esame lo scalo trapanese. Evidentemente c'è qualcosa che non quadra e la Procura, che ha sequestrato lo scafo, dovrà stabilirlo. Da una prima analisi, l'aliscafo viaggiava ad alta velocità. Fino all'ingresso del porto era ancora sui pattini anteriori, posizione tenuta di solito nella navigazione in mare aperto. Scene di panico indescrivibili quelle raccontate dai passeggeri. Gente che urlava, implorava, chiamava aiuto. Un bimbo di 10 anni ha riportato una ferita vasta alla testa, ma se la caverà. La mamma racconta lo schianto: «Sono stati attimi da incubo - dice - è andata via la luce, non ho visto più nulla. Mio figlio era stato scaraventato qualche metro più in là, quando finalmente lho ritrovato gli sanguinava la testa». «Siamo vivi per miracolo», racconta il trapanese Francesco Spada.
Ma il marinaio Giuseppe Danese, membro dellequipaggio, punta il dito sul sistema di illuminazione: «Se non si farà qualcosa ci saranno altri incidenti - dice, ricoverato in ospedale - . Non è colpa del comandante (Giuseppe Banano, molto esperto). Ma dopo quello che è successo, mi ritiro. In mare non ci torno più».
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