Roma - Esuberi inferfiori al previsto: 3.250, ha detto il ministro del Lavoro Sacconi, il delinearsi del piano Fenice che prevede una compagnia a tutto campo e non un low cost, il pareggio operativo in due anni. Dal riunione al tavolo di confronto fra governo e sindacati sul piano di salvataggio di Alitalia emergono le prime certezze. Ma anche le polemiche per lo scalo di Linate, a Milano, dal quale dovrebbero operarre solo i voli per Roma. Questo mentre il commissario straordinario di Alitalia Augusto Fantozzi ha chiesto ai sindacati di trovare un "accordo entro giovedì prossimo". "Le imprese che partecipano alla cordata per rilevare alcuni asset di Alitalia vogliono vincere questa sfida. Non c’è nessun intento di speculazione finanziaria da parte delle imprese che partecipano alla cordata". Così, secondo quanto riferiscono fonti presenti all’incontro tra governo, sindacati, Cai e Agusto Fantozzi, avrebbe aperto il proprio intervento al tavolo il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta.
Il piano Fenice Il piano Fenice della Newco Cai per Alitalia punta a un fatturato di 4,8 miliardi e
al pareggio operativo entro due anni.
L’indicazione è emersa durante l’incontro con i sindacati, secondo quanto riferiscono fonti presenti all’incontro. Si prevede una
capitalizzazione iniziale di almeno un miliardo. "Non siamo qui per fare una
compagnia low cost o di breve raggio. Sarà un network completo, con tratte di breve, medio e lungo raggio": 14 nuove
destinazioni sul mercato domestico e 16 su quello intercontinentale (cinque nuove), 65 destinazioni in totale. È quanto ha sottolineato l’ad Sabelli, incontrando i sindacati.
Il piano Fenice, ha continuato, è un piano di sviluppo realistico e duraturo, che prevede che la nuova Alitalia sia leader sul mercato
domestico. Il progetto prevede una flotta più moderna, nuova, efficiente e utilizzata meglio che avrà un valore complessivo di 4,2 miliardi di euro: passerà dagli attuali 238 aeromobili di cui dispongono
Alitalia e Air One a 153 aeromobili nel 2009, per attestarsi a 158 nel 2013. Saranno acquistati 60 nuovi velivoli (in quattro-cinque anni), ma le famiglie di aerei presenti scenderanno da 7 a 4. La nuova Alitalia inizierà la propria
attività partendo dalla quota di mercato di Alitalia e Air One sul mercato domestico, valutata al 30% del mercato interno e punta al 55%.
L’aeroporto
milanese di Linate sarà dedicato alla tratta Roma-Milano. La nuova compagnia
non avrà nel proprio perimetro il cargo e la manutenzione mentre resta da valutare il destino dei settori informatica, call center e servizi
amministrativi.
Esuberi inferiori alle previsioni Il numero degli esuberi previsto dal piano per il rilancio di Alitalia sembra essere inferiore a quanto
indicato nei giorni scorsi. Ad affermarlo il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, intervistato dal Gr1 nel corso di una pausa del
confronto con i sindacati. Numeri, dice il ministro, "non ne sono stati fatti,
ma il numero dei lavoratori che dovremo proteggere sembra più contenuto rispetto ai giorni scorsi".
Sacconi torna poi a difendere il piano. "È apparso robusto, credibile e sostenibile nel tempo con conseguenza di un reimpiego dei
lavoratori in misura superiore a quanto indicato nei giorni scorsi, meno di 5mila alla fine". Sacconi ha riferito che da qui alla chiusura della trattativa giovedì ci
sarà un confronto no-stop. E a proposito delle posizioni dei sindacati il ministro parla di "reazioni molto responsabili". Poi, dall'incontro emerge una cifra: sono stati stimati in 3.250 i lavoratori in esubero dalla fusione fra Alitalia e Air One. Sacconi ha spiegato che sulla base attuale di 17.500 lavoratori di Alitalia e Air One, nella nuova Alitalia ne vengono quindi riassunti 14.250.
Il numero di esuberi indicato da Sacconi potrebbero salire da 3.250 a 3.950 perché i 700 dipendenti fra amministrazione, information technology e call center potrebbero rientrare nella Nuova Alitalia oppure restarne fuori. Dipenderà dalla valutazione che sarà fatta dalla Cai. Essendo una nuova società vengono meno, infatti, i pre-accordi che Alitalia aveva fatto per eventuali joint-venture con altre società che avrebbero visto la ricollocazione dei 700 lavoratori.
Bonanni (Cisl): non si parte con il piede sbagliato "Tutto sommato per un'azienda che si riorganizza non si parte con il piede sbagliato". Lo ha detto il segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni al termine del tavolo su Alitalia, dopo che la Cai ha prospettato 3.250 esuberi. "Siamo al di sotto di altre soluzioni prospettate mesi fa - ha precisato parlando di esuberi - questo non vuol dire che non faremo una verifica punto per punto"
Epifani scettico Il tavolo di confronto è stato preceduto da polemiche, dichiarazioni, prese di posizione. Una giornata calda, insomma, con la Cgil sul piede di guerra: parte in salita il confronto con i sindacati. La Cgil parteciperà al tavolo con il governo sul piano Alitalia anche se le premesse non sono buone. Lo ha detto il segretario Guglielmo Epifani partecipando a Mattino 5. "Come sempre parteciperemo e diremo la nostra, cercheremo di far passare un pensiero attento sia al risanamento dell’azienda, sia alla tutela dei lavoratori interessati. Le premesse non sono buone per il semplice fatto che Alitalia è tecnicamente fallita", ha detto Epifani. Il sindacalista critica il ministro della Funzione pubblica, Renato Brunetta, che ieri ha sostenuto la tesi per la quale il governo deve andare avanti nel salvataggio di Alitalia anche senza il via libera del sindacato. "Brunetta ha perso un’occasione per stare zitto. Visto che non gli compete né il piano industriale né il problema degli esuberi", ha replicato.
La Uil prudente Il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, è prudente sull’esito positivo del confronto con il governo. "Che ci siano dei problemi - ha detto Angeletti arrivando al ministero del Lavoro per il nuovo incontro tra sindacati ed esecutivo - è evidente a tutti. Ci sono difficoltà di merito, questo è il vero problema. L’azienda è in crisi e per il sindacato trattare in queste condizioni non è cosa facile. Adesso ci spiegheranno il piano e saremo in grado di dare giudizi meditati. Mi auguro che vada meglio".
Scajola gela Marrazzo "Ognuno faccia il suo mestiere". Così il ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola commenta ai microfoni di Radio 24 l’annuncio del governatore del Lazio Piero Marrazzo di volere entrare nella cordata che rileverà Alitalia. "Penso che l’impresa la debbano fare coloro che per vocazione e mestiere fanno questa scelta e cioè gli imprenditori - ha detto il ministro -. È necessario che ognuno faccia il suo mestiere. È giusta la condivisione per la nascita della nuova Alitalia, ma è meglio che la Regione Lazio, che ha già tante difficoltà, si occupi di più dei servizi ai cittadini della regione". Non tarda la replica del governatore del Lazio: "Abbiamo un bilancio di 28 miliardi di euro, di questi 18 di spesa, il deficit della sanità lo ricopriamo con le nostre risorse e investiamo ogni anno circa 500 milioni per lo sviluppo del territorio. La Regione Lazio è in grado di partecipare alla Compagnia Aerea Italiana". Marrazzo ha ricordato anche che "il Lazio è una delle Regioni più grandi d’Europa, quella che insieme alla Lombardia versa più soldi nelle casse dello Stato". Poi direttamente a Scajola: "Penso di fare esattamente il mio mestiere. Il mio mestiere è ascoltare le lavoratrici e i lavoratori di Alitalia, dell’indotto, degli aeroporti: un presidente di Regione ascolta i cittadini e sta con i cittadini".
Anche Epifani scarica il governatore del Lazio "Se ogni Regione, ogni Comune, ogni sindacato, volesse entrare nel capitale sociale della compagnia secondo me si farebbe un po' di confusione", ha Guglielmo Epifani, segretario della Cgil, a proposito della proposta del presidente del Lazio Marrazzo. "Preferirei un' altra cosa, che può essere un sistema duale alla tedesca, come un comitato di sorveglianza e garanzia al quale far partecipare tanti soggetti interessati al futuro di Alitalia". "Oggi - ha aggiunto - mi concentrerei, e mi permetto di dirlo anche a Marrazzo, sul piano industriale. Perché se questo non va bene per Roma e per il Lazio non è che entrando nel capitale sociale si risolvono i problemi che il piano industriale non risolve".
La Moratti: Cai non titolata a parlare di Milano "Non capisco che titolo abbia la nuova società Alitalia a parlare di Malpensa e di Linate. Sinceramente non lo capisco": lo ha detto il sindaco di Milano Letizia Moratti commentando le dichiarazioni dell'amministratore di Cai, Rocco Sabelli, secondo cui lo scalo di Linate sarà dedicato esclusivamente alla tratta Roma-Milano. Parlando a margine dell'incontro con il ministro agli Affari Esteri del Sud Africa, la Moratti ha detto che "la Cai è ovviamente titolata e legittimata a parlare di Alitalia, ma quando si tratta di parlare degli aeroporti milanesi è la Sea" che deve intervenire. Il sindaco ha quindi aggiunto "non credo di volere entrare nelle decisioni che Alitalia prenderà. Ma credo sia altrettanto importante che la nuova Alitalia rispetti le competenze di Sea, che decide per gli aeroporti milanesi".
Penati: il governo smentisca Sabelli "Chiediamo urgentemente al Governo dei precisi impegni a smentita delle dichiarazioni dell'amministratore delegato di Compagnia Aerea Italiana, Rocco Sabelli, il quale ha poche ore fa affermato che il Piano Fenice prevede che l'aeroporto di Linate sarà dedicato solo alla tratta Roma-Milano". Attacca anche il presidente della Provincia di Milano, Filippo Penati secondo il quale: "Queste parole sono inaccettabili, perché se così fosse, si sta decretando la morte di Linate". "Non solo - ha proseguito - da Milano sarà più complicato partire e la città sarà peggio collegata. Il pesante ridimensionamento del Forlanini, con solo qualche decina di voli Milano-Roma, che si andranno riducendo di circa la metà dopo l'arrivo dell'Alta Velocità, significa aprire una strada che in fondo prevede la definitiva chiusura di Linate. La presenza di Linate come city airport è indispensabile per lo straordinario tessuto economico dell'area metropolitana milanese e non solo". "Al Governo - ha concluso - chiedo quindi di fermare la scure che si sta abbattendo sull'aeroporto cittadino. Non possiamo e non dobbiamo permettere che Linate venga eliminato dal sistema aeroportuale milanese. Se non ci sarà un intervento pronto e deciso mi vedrei costretto a rinnovare la proposta di mettere a disposizione azioni Sea in cambio di azioni della nuova Alitalia, perché, dopo la rinuncia del Governo, quello è forse l'unico modo per tutelare gli interessi del territorio e della comunità milanese".
Veltroni attacca Il leader del Pd accusa accusato il Governo di fare "fuochi d'artificio mediatici", che però hanno delle conseguenze negative per gli italiani e come primo esempio ha citato l'Alitalia. "Sono capace anch'io - ha detto - a salvare così la compagnia: si scorporano i debiti e si accollano sui cittadini, consentendo a chi compra di andare sul velluto. Così te la regalano". "La vicenda - ha proseguito Veltroni - finirà con Alitalia nell'orbita di una grande compagnia internazionale, senza che questa paghi nulla. Se si fosse accettata l'offerta di Air France, questa avrebbe pagato una parte dei debiti, avremmo avuto minori esuberi e ora avremo qualche centinaia di migliaia di euro in cassa".
Bossi: se è più forte tutti ci guadagnano Umberto Bossi è convinto che "quando c'é una compagnia aerea più forte tutti ci guadagnano".
Il leader leghista ha parlato della compagnia di bandiera incontrando i giornalisti al termine della sua visita a Verona dal sindaco Tosi "Chi parla di timori per l'aeroporto di Verona penso che si sbagli - ha aggiunto Bossi -, non credo che saranno cancellati voli, né tanto meno che gli scali del Nord saranno messi in crisi". "Tutt'altro - ha spiegato il ministro -, operando meglio e con una compagnia sana Alitalia potrà rilanciare Malpensa, non solo il "Catullo. Farà decollare più aerei e sarà un vantaggio per tutti".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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