La molla è scattata in agosto, quando Cai stava muovendo i primissimi passi. Maurizio Traglio era diretto in kamciacta, l’estremo lembo orientale della Russia. Partenza da Roma con Alitalia, scalo a Mosca per poi proseguire, per il tratto più lungo, con Aeroflot. Poltrona in business, prima su un Airbus poi su un Ilyushin: e si trovò a fare un confronto che non si sarebbe mai immaginato. Racconta: «Il primo tratto fu un disastro: sedili che non si reclinavano, audio e video fuori uso, cibo scadente, persino forchette sporche. Sul secondo sedili in pelle, confortevolezza, caviale. Mi dissi, semplicemente: non è possibile che siamo caduti così in basso. Il mondo è cambiato». Fu allora che pensò di impegnarsi in prima persona. Rientrato a Milano, dove vive, chiese a un amico, Gerardo Braggiotti (Banca Leonardo) di introdurlo presso Gaetano Miccichè (Intesa Sanpaolo), il grande tessitore di tutta l’operazione: «Questi mi trasmise il suo entusiasmo per il progetto Fenice». Così Maurizio decise, insieme al fratello Carlo, di fare il grande passo: un investimento di 15 milioni in Cai. «Sono convinto che si tratta di un’ottima operazione. Mi sono detto: peggio di così, Alitalia non potrà andare, farà soltanto meglio. Nell’ottica di medio termine, il capitale non potrà non valorizzarsi. Oggi che tutto il mondo finanziario si ritrova rivoluzionato, credo che il rendimento di Cai sarà superiore a quello del denaro a medio termine. E poi, penso che i nomi più illustri dell’imprenditoria italiana non vogliano rischiare di rimetterci soldi e faccia. Vorrei dare il mio contributo e il mio impegno».
La storia di Maurizio Traglio, 47 anni, fisico sportivo e simpatia immediata, comincia molti anni fa, ben prima della sua nascita. Nel 1949 il padre Fulvio e lo zio Carlo avviarono in Lombardia una delle prime attività di imbottigliamento della Coca Cola in Europa. «La macchina iniziale - racconta - veniva da una portaerei americana dov’era stata installata per fabbricare la bevanda per le truppe». Il Dopoguerra fu per tutti un momento di crescita turbolenta, ma per la Coca Cola in Italia l’avvio fu faticoso: «La mattina i camion partivano dalla fabbrica pieni, ma la sera non tornavano vuoti. Mio padre s’interrogò a lungo, poi capì: nei bar non c’erano ancora i frigoriferi, e una Coca Cola calda nessuno la voleva. Andò negli Stati Uniti e tornò con l’idea vincente: dotò i punti vendita di refrigeratori a barre di ghiaccio e gli affari decollarono». L’azienda s’ingrandì e si specializzò su un formato particolare - la bottiglia in vetro da bar, 20 cc - che fornì in tutta Italia, in Francia, in Spagna. Negli anni Ottanta Maurizio e il fratello Carlo succedettero al padre e allo zio. E quando, nel 1994, la famiglia decise di vendere alla casa madre, la Coca Cola company, la cifra fu «molto importante», anche senza gli immobili (Como, Bergamo, Sondrio) che vennero subito affittati.
Nacque la Mpa holding (oggi in via di trasformazione da srl in spa), controllata dalla Mind power the arts, società semplice posseduta pariteticamente da Maurizio e Carlo Traglio che, anche nella forma sociale, testimonia dell’affiatamento tra i due fratelli: «Siamo fortunati», conferma Maurizio. «Insieme abbiamo fatto cose importanti». Tutto il patrimonio è dunque a metà, la filosofia degli investimenti ha un modello preciso: «attività suscettibili di sviluppo grazie al nostro apporto di partner attivi e propositivi, anche insieme a soci impegnati nella gestione». È il caso della Vat, fabbrica di componenti per distributori automatici, dove il 70% dei Traglio è affiancato dal 30% di Tommaso Tabini, Daniele Beretta e Franco Cantore: «È piccola ma molto brillante». È il caso della All mad, società francese dove Mpa è presente al 50%, specializzata nell’acquisto, valorizzazione e cessione di ristoranti. Segue lo stesso modello anche l’ultimo investimento, l’acquisto del 14% della Bn finanziaria, società promossa da Vincenzo de Bustis (ex Mps, ex Deutsche bank) e da Enzo Cardi (ex presidente delle Poste), che controlla in Puglia la Banca federiciana, «per la quale ci sono importanti progetti di sviluppo».
Ma tra le attività controllate da Mpa, la più importante è Vhernier, gioielleria di gamma alta rilevata nel 2001, con negozi a Milano, Capri, Ginevra, St Moritz, Parigi, Roma, Mosca, Miami, Beverly Hills. È gestita personalmente da Carlo Traglio, che da molti anni ha unito nei gioielli cultura e passione. Maurizio, di passione, ne ha un’altra: lo sport. E dopo anni passati a gareggiare alla Parigi-Dakar con auto fuoristrada fabbricate da altri, si è detto: me le faccio io. Così è nata la Tecnosport che realizza prototipi per grandi raid. «Piccole serie, elevata tecnologia, tutto fatto a mano. Auto che devono garantire sicurezza e resistenza. Ne fabbrichiamo quattro all’anno, su misura».
Infine, sullo sfondo di tutto, c’è Sipal, società di sviluppo immobiliare nata dall’esperienza della valorizzazione e della gestione dei vecchi immobili della Coca cola. È impegnata anche all’estero, oggi, in particolare, in Romania.
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