Economia

Allarme di Confindustria: "Fase di crescita debole"

La crescita sarà quasi nulla nel terzo trimestre dopo che nel secondo si è avuto un aumento dell’1,6% della produzione industriale. Il Pil difficilmente supererà l'1% all'anno

Allarme di Confindustria: 
"Fase di crescita debole"

Milano - Il Pil segna il passo: per Confindustria, "la crescita sarà quasi nulla nel terzo trimestre, dopo che nel secondo si è avuto un aumento dell’1,6% della produzione industriale, concentrato nella prima parte del periodo, che ha originato una temporanea accelerazione del Pil". L’associazione di viale dell’Astronomia spiega che in particolare si profilano "debolezza della domanda interna, minor forza di quella estera, rispercussioni dalle violente turbolenze finanziarie globali e stretta sui conti pubblici". Per l’Italia, quindi, "gli indicatori puntano a una nuova e prolungata fase di variazioni del Pil che saranno molto difficilmente superiori all’1% annuo".

Verso fase di crescita debole L’economia italiana va verso una nuova lunga fase di crescita debole, con il Pil che difficilmente supererà il +1% all’anno. Lo sostiene il centro studi di Confindustria (Csc) nella sua analisi mensile, secondo cui "per l’Italia gli indicatori puntano a una nuova e prolungata fase di variazioni del Pil che saranno molto difficilmente superiori all’1% annuo". "L’anticipatore Ocse - spiega il Csc nella "Congiuntura flash" - continua a scendere; il Pmi è in zona recessione nel manifatturiero e nei servizi, con ordini in diminuzione; l’occupazione langue; i consumi sono piatti; il contesto per gli investimenti è deteriorato; l’export frena più dei mercati di sbocco".

Mercato del lavoro debole "Il mercato del lavoro in Italia rimane debole" ed i consumi "hanno un profilo piatto". È quanto si legge nell’analisi mensile del Centro Studi di Confindustria, che ricorda come "a maggio il tasso di disoccupazione è salito all’8,1% (+0,1 su aprile) e al 28,9% (+0,4) tra i giovani sotto i 25 anni", mentre "a giugno la percentuale di imprese che si attendeva una riduzione del numero di addetti nei successivi tre mesi (17,5%) è tornata a essere superiore a quella di quante prevedevano un incremento (16,0%): un deterioramento che ricalca quello delle previsioni delle aziende sulle condizioni economiche in cui operano".

Non a caso, spiega il Csc, "i consumi risentono delle difficoltà occupazionali e della dinamica dei prezzi al consumo: vendite al dettaglio e immatricolazioni di auto hanno un profilo piatto" e "la domanda interna ristagna". 

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