Economia

Allarme Fmi: "La crisi costerà 4mila miliardi Debito Italia al 121%"

Le banche mondiali hanno bisogno di ulteriori iniezioni di capitali per 1.700 miliardi di dollari. Il Fondo monetario avverte: "Il credit crunch globale è profondo e destinato a durare". Finanza sotto tensione

Allarme Fmi: "La crisi 
costerà 4mila miliardi 
Debito Italia al 121%"

New York - La crisi finanziaria globale arriverà a costare oltre 4mila miliardi di dollari nelle sole economie avanzate. Il calcolo è del Fondo monetario internazionale secondo cui gli istituti di credito europei e statunitensi avranno bisogno di ulteriori iniezioni di capitali per 1.700 miliardi di dollari se vorranno riportare i livelli di leverage dove erano a metà anni Novanta.

Credit crunch profondo Il Rapporto sulla stabilità finanziaria globale messo a punto dai tecnici di Washington non ha dubbi: "Il credit crunch globale è profondo e destinato a durare". Secondo l’Fmi, i finanziamenti al settore privato negli Stati Uniti e in Europa "si dovrebbero contrarre a un tasso annualizzato trimestre su trimestre pari al 4%" nel 2009. E la risalita sarà "lenta e dolorosa". Particolarmente preoccupante la situazione nei mercati emergenti dove il contagio si sta rapidamente allargando. Enormi i costi della crisi. Tra Stati Uniti, Europa e Giappone le banche potrebbero vedersi costrette a svalutazioni per 2.810 miliardi di dollari (di cui 340 milioni per asset detenuti nei Paesi emergenti), le assicurazioni per 301 miliardi, le altre istituzioni finanziarie non bancarie, tra cui gli hedge funds, per 1.283 miliardi. Il conto della ricapitalizzazione varia dagli 875 miliardi di dollari necessari per riportare il leverage sui livelli pre-crisi, fino ai 1.700 miliardi calcolati se si vuole risalire fino a 15 anni fa, prima che l’attuale modello di sviluppo finanziario, colpevole della "bolla", prendesse piede.

Sistema finanziario sotto tensione "Il sistema finanziario globale rimane sotto severa tensione". Il deterioramento dell’attività economica "ha messo ulteriore pressione sui bilanci patrimoniali delle banche i cui attivi continuano a deteriorarsi, minacciando la loro adeguatezza di capitale e scoraggiando ancor più i nuovi impieghi. Così, la crescita del credito sta rallentando, fino a diventare negativa, aggiungendo ulteriori pressioni al ribasso all’attività economica". Le misure prese finora, osserva l’Fmi, "stanno contribuendo ad alcuni segnali di stabilizzazione". Ma non bastano: "Servono ulteriori decise ed efficaci azioni politiche e un coordinamento internazionale per sostenere questo miglioramento, ripristinare la fiducia nelle istituzioni finanziarie e normalizzare le condizioni dei mercati. La sfida chiave - avverte il Rapporto - è rompere la spirale al ribasso innescatasi tra sistema finanziario ed economia globale".

Le priorità del Fondo Tre le "priorità" identificate dal Fondo: assicurare che il sistema bancario abbia accesso alla liquidità necessaria, identificare e risolvere la questione degli asset tossici, ricapitalizzare le banche indebolite ma ancora vitali e decidere rapidamente cosa fare di quelle ormai allo stremo. Con l’avvertenza che, "data la natura globale della crisi", gli effetti delle politiche nazionali potranno avere pieno successo "soltanto se realizzate in modo coordinato tra tutti i Paesi coinvolti".

Il debito italiano A causa della crisi finanziaria, il debito pubblico italiano salirà nel 2010 al 121% con un incremento di 15 punti percentuali dal 106% del 2008. Il Fondo Monetario Internazionale precisa che i costi per la stabilizzazione finanziaria sono risultati pari allo 0,9% del pil. I dati sul debito - spiega il Fmi illustrando una tabella del capitolo uno del Rapporto - sono tratti dal World Economic Outlook dell’aprile 2008, mentre le stime sui costi provengono dal dipartimento degli Affari fiscali del Fmi. Il deterioramento dei conti pubblici non è comunque un fenomeno limitato: in Germania il debito 2010 si attesterà all’87% con un aumento di 19 punti percentuali. In Giappone l’incremento sarà di 30 punti percentuali al 227%, mentre negli Usa il balzo sarà di 27 punti al 98%.

In Francia, l’aumento sarà di 13 punti percentuali all’80%.

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