da Milano
Non è stato un terremoto. La fusione Iride-Enìa non ha al momento provocato quelle fibrillazioni che cerano state allinizio dellanno, quando si erano messe insieme Aem Milano e Asm Brescia, con tutte le litigate in famiglia che ne sono venute. Ma qualche contraccolpo cè stato, anche a livello politico, perché ora molto torna in discussione nelle alleanze tra le ex municipalizzate. E forse val la pena di cominciare proprio dal mondo politico: fino allultimo il Pd, infatti, ha tentato di impedire la fusione Iride-Enìa, puntando invece su unalleanza tutta romagnola Hera-Enìa. In gioco cerano antipatie personali (il sindaco di Bologna, Sergio Cofferati, e quello di Genova, Marta Vincenzi, si amano come cane e gatto e le prese di posizione anti-fusione della Vincenzi la dicono lunga) e strategie di partito. Il Pd avrebbe infatti visto di buon occhio un blocco emiliano-romagnolo del settore. Non è andata così, ed ora i sindaci-azionisti di Iride ed Enìa (Torino, Genova, Parma, Reggio e Piacenza) ostentano grande soddisfazione. Entro fine dicembre, in prima convocazione, o metà gennaio in seconda, si terranno le assemblee per lapprovazione dellaccordo, che dovrebbe diventare effettivo entro marzo-aprile. Confermata la governance indicata ieri dal Giornale, con Roberto Bazzano presidente e Roberto Garbati ad: se non altro è stata evitata la gestione duale che non ha dato gran prova in A2A.
A Roma, intanto, sghignazzano: loffesa (o presunta tale) del tentativo di fare prima unutility del Nord (Hera-Enìa-Iride) per poi aggregare Acea solo in un secondo tempo, non è mai stata digerita. Sotto accusa gli emiliani che sarebbero i responsabili della «viltà del gran rifiuto». Ma poi c'è stato il «colpo di fortuna» (come lo chiamano a Roma) della vicenda Eni-Distrigaz, che ha dato a Gaz de France, alleata di Acea, la rete di distribuzione del gas a Roma che faceva capo allEni. E proprio da Roma dovrebbe arrivare, tranne grosse sorprese, la prossima grossa novità: un riassetto globale dellalleanza Acea-Gdf . Lintesa dovrebbe essere raggiunta entro fine anno, forse anche prima: ad Acea dovrebbe andare la gestione delle reti di gas ed elettricità (due attività redditizie e senza grossi rischi), ai francesi toccherebbero invece in settori della produzione elettrica e della vendita. Indiscrezioni di fonte romana sostengono pure che la nuova amministrazione punterebbe anche ad avere la vendita, ma fonti industriali sempre romane fanno notare che per ottenere anche questo ramo Acea dovrebbe sborsare qualcosa come due miliardi di euro, che non ha assolutamente. E tantomeno il Comune di Roma.
AllAcea stanno arrivando altre novità: il presidente Fabiano Fabiani sarebbe in uscita e si fanno già i nomi dei candidati in corsa per la successione: Mauro Miccio, che aveva iniziato una volata lunga, avrebbe perso posizioni, Giancarlo Elia Valori starebbe tentando una rimonta, Carlo Maria Bollino sarebbe il terzo nome in lizza, e infine Giuseppe Potestìo, ex direttore generale dellEnel e attuale uomo-cerniera tra Acea e Gaz de France. Le sue conoscenze e la sua esperienza ne farebbero il candidato in pole position. Non sarebbe invece in discussione lad Andrea Mangoni che ha portato lAcea a 70 milioni di dividendi al Comune.
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