da Milano
Che le magagne della crisi finanziaria si sarebbero ripercosse sulleconomia reale, anche in Europa, era previsto. Ma ora arrivano, ufficiali, dati macroeconomici che fotografano uneconomia europea ferma e con lItalia che, tra i principali sette paesi dellarea è quella che fatica di più. Secondo i dati pubblicati ieri dalla Commissione europea lEuropa registra un forte rallentamento della crescita e un rialzo dei prezzi al consumo. Leurozona cresce solo dell1,3% e lUe dell1,4%, rispetto all1,7% e al 2% stimati lo scorso aprile. Tra gli stati membri, solo la Germania e la Polonia hanno mantenuto, grosso modo, gli stessi livelli di crescita, rispettivamente l1,8% e il 5,4%. Mentre tutti gli altri hanno subito un rallentamento peggiore del previsto. Le cifre fanno temere «il rischio di una recessione tecnica» nella zona euro, ha avvertito il presidente dellEurogruppo, Jean-Claude Juncker, commentando i dati. La nuova stima sul prodotto interno lordo italiano lo vede nel 2008 praticamente fermo, in crescita dello 0,1% rispetto alla previsione dello 0,5% fatta la scorsa primavera. Non va meglio linflazione, al 3,7%, tra le più alte nel gruppo. La Commissione Ue sottolinea come «un forte rallentamento delleconomia italiana è in atto dalla metà del 2007». E secondo il commissario Ue agli Affari economici, Joaquín Almunia, «le prospettive per i prossimi mesi restano sfavorevoli, a causa di un ulteriore deterioramento della competitività e di un rallentamento della domanda mondiale». Almunia si è però detto fiducioso che lItalia, nonostante la congiuntura sfavorevole, rispetterà gli obiettivi di riduzione del deficit e del debito pubblico indicati dal ministro dellEconomia, Giulio Tremonti, in modo da raggiungere il pareggio di bilancio nel 2011.
Improntate alla fiducia anche le parole che sono venute ieri dal presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, che era a Londra per confrontarsi con il primo ministro britannico, Gordon Brown, sulle ricette per far uscire lEuropa dal rischio di «crescita zero»: «LItalia è un Paese molto solido», ha detto il premier, «con un alto livello di vita e di benessere», che deve superare insieme allEuropa la crisi economica di questi anni.
A pesare sulla crescita italiana, secondo i tecnici europei, è innanzitutto il calo della domanda interna. E la conferma della stagnazione e del calo dei consumi è venuta ieri anche dallIstat, che registra un Pil nel secondo trimestre 2008 diminuito dello 0,3% rispetto al trimestre precedente e dello 0,1% rispetto al secondo trimestre 2007. Secondo listituto di statistica le famiglie italiane stanno tirando la cinghia e, oltre ad alleggerire il carrello della spesa alimentare, tagliano sui beni durevoli e semi-durevoli, cambiando nel 94% dei casi le proprie abitudini di acquisto.
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