Almunia retrocesso sui giornali se striglia Prodi

Pietro Balducci

da Milano

A Palazzo Chigi e dintorni sembrano un po’ confusi sulla Finanziaria. C'è chi la vuole di 35 miliardi, chi la vuole spalmare su due anni (Ferrero), chi mette le mani avanti e vuole impedire tagli allo stato sociale (un po’ tutti della sinistra estrema). Ieri Padoa-schioppa ha sentenziato: ne bastano trenta. E a Bruxelles non gradiscono.
Il commissario Ue agli Affari economici e monetari Joaquin Almunia, tramite il suo portavoce, ha fatto sapere che così non va, che la strategia del governo sulla Finanziaria è «incomprensibile» e che nessuno pensi di fare slittare al 2008 la correzione del rapporto deficit/pil al 3%. Qual è la novità? Nessuna. Più o meno, mutatis mutandis, le cose che Almunia diceva due anni fa e poi anche l’anno scorso all’ex premier Silvio Berlusconi e al suo governo che cercava di sfuggire alle maglie rigide del Trattato di Maastricht per investire nella crescita del Paese.
La novità è, invece, la percezione che i giornali italiani hanno delle reprimenda di Almunia, e di Bruxelles in generale, verso il governo italiano. Due anni fa meritavano le aperture roboanti dei giornali: «Duello Berlusconi-Almunia», «Bruxelles processa Siniscalco», e poi «La Ue accusa l'Italia», «Almunia gela Berlusconi», e via cantando sul Corriere della Sera e La Repubblica. Tutti a enfatizzare il rigore di Bruxelles di fronte al lassismo italico.
Oggi Almunia bacchetta la sinistra di governo e molti quotidiani non reputano opportuno enfatizzare la notizia. A guardare le prime pagine dei giornali di ieri sembra che Bruxelles non sia più nel cuore e negli interessi dell’opinione pubblica italiana. Sarà che partono i soldati italiani in Libano, sarà che a fine agosto sentirsi criticare da quei bacchettoni della Commissione europea non piace troppo ai lettori italiani appena tornati dalle vacanze, però obiettivamente è tutta una corsa a smussare, sopire, troncare.
Come se dare troppo spazio alle critiche della Commissione europea fosse d’intralcio alle mosse di Prodi o di Padoa-Schioppa, uno, l’ultimo, che quando sedeva nel board della Bce non disdegnava di scrivere qualche fondo sul Corriere della Sera contro la proposta di Berlusconi di alleggerire il Trattato di Maastricht. Proposta che alla fine fu accolta.
L’unico fra i grandi quotidiani nazionali ad avere avuto la volontà di mettere la notizia dell’altolà di Almunia a Palazzo Chigi in apertura di prima pagina - coraggio che non difettava quando Almunia se la prendeva con Berlusconi o con il ministro dell'Economia di turno - è stato il confindustriale Il Sole 24 Ore: «Deficit, la Ue non fa sconti». Gli altri accennano alla bocciatura dell’Unione europea sì in prima pagina, ma per poi rimandare tutto in mezzo al giornale, dopo le notizie di esteri, che si sa rappresentano l'interesse principe del lettore medio italiano.
Una differenza di trattamento, al netto della missione in Libano e del rientro dalle vacanze, che fa venire in mente un doppiopesismo tipico di qualche giornale: esaltare quando fa comodo, sminuire quando non coincide con la propria visione del mondo e della politica.


Quindi: sì all’Unione europea quando attacca Berlusconi e le sue proposte di alleggerire le rigidità di Maastricht, no alla Ue quando attacca l’ala sinistra del governo Prodi che vuole svicolare dagli impegni assunti con Bruxelles.

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