Alpitour, redditività in crescita

da Milano

Redditività in forte aumento per il gruppo turistico Alpitour (100% Ifil), che nell’esercizio chiuso il 31 ottobre 2007 ha migliorato tutti i risultati rispetto al precedente. In leggero calo solo il fatturato, da 1.332 a 1.236 milioni, perché nel 2006 Alpitour beneficiò dei ricavi (145 milioni) provenienti dall’organizzazione delle Olimpiadi invernali; ma il margine lordo è salito a 49,7 milioni da 47,3, il risultato operativo netto è stato di 31,5 milioni (contro 28), il risultato ante imposte 21,8 (contro 17), l’utile netto di 7,5 (più 148%), eroso dall’incidenza delle tasse (65%).
Positiva la posizione finanziaria netta, «per la prima volta in dieci anni» ha fatto notare Daniel John Winteler, presidente e ad da inizio 2006: 17,3 milioni in cassa contro un indebitamento di 29,1 dodici mesi prima. Il 2007 è stato anche un anno di investimenti (20 milioni) che rispecchiano una politica aziendale a medio-lungo termine, favorita «dalla condizione di avere un azionista unico». Il lavoro del management si è articolato in una revisione dei processi, anche distributivi, e in una forte focalizzazione commerciale. I clienti sono aumentati da 2 a 2,3 milioni. I passeggeri trasportati dalla compagnia aerea Neos (controllata al 100%) sono stati 860mila (il 65% al servizio del gruppo). Winteler ha sottolineato l’importanza dell’accordo tra Neos e la spagnola Air Europa (gruppo Globalia): grazie all’hubbing sull’aeroporto di Madrid permette di arricchire e rendere più flessibile l’offerta verso le Americhe. Per il 2008, la previsione è di proseguire nel trend positivo. Winteler non ha escluso acquisizioni («siamo sempre attenti»); «investiamo sulla destagionalizzazione», ha detto, ricordando che «la prima destinazione del gruppo è l’Italia, con 500mila clienti, per metà italiani».


Con il marchio Volando sono stati lanciati «veri» pacchetti low cost, mentre in fascia alta massima attenzione è rivolta alla personalizzazione dell’offerta. La lamentela più grave riguarda il sistema pubblico: «Troppa confusione di interlocutori danneggia tutto il turismo italiano. Molti gruppi stranieri vorrebbero investire da noi, ma se ne guardano bene».

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