Un’altra azienda lombarda vittima delle cosche

È dura, lavorare in Calabria per un’impresa lombarda. Specialmente se il settore di attività è quello delle pulizie sui treni: un settore dove gli appalti fanno da sempre gola anche a personaggi tutt’altro che cristallini. Così la Kalos di Brugherio - il consorzio che negli ultimi anni ha conquistato il business delle pulizie ferroviarie in buona parte d’Italia - quando gli esattori dei clan hanno bussato alla sua porta ha pagato e ha taciuto. Per mesi gli uomini della cosca Tegano hanno taglieggiato la Kalos e un’azienda da essa controllata, la New Labor, imponendo oltre al «pizzo» sui lavori, anche l’assunzione del personale e persino le relazioni sindacali. L’azienda lombarda ha pagato e obbedito senza fiatare. Venticinquemila euro tutti i mesi, e mai una denuncia. Fino a quando la Squadra Mobile di Reggio, che in aprile aveva catturato il capo della famiglia Tegano, ha scoperto tutto. E ieri hanno arrestato cinque persone, tutte collegate al clan, e tutte accusate di estorsione ai danni della Kalos.
Il consorzio Kalos, che a Milano ha la sua sede in viale Abruzzi e la sede operativa a Brugherio, è nato nel 2007 per iniziativa di un imprenditore pugliese, Antonio Dimo. Opera attraverso quattro consociate: una che si occupa di servizi informatici, la Tonema e due imprese specializzate in servizi di pulizia, la Carma e la New Labor. Appena nata, Kalos subisce un’impennata: secondo un articolo del Sole 24 Ore, il consorzio passa da un valore della produzione di soli 50mila euro a ben 7,1 milioni l’anno successivo. A trainare l’ascesa del gruppo è lo sbarco nel mondo degli appalti per le pulizie ferroviarie, dove subentra ad aziende dissestate e inefficienti come quelle del gruppo Di Stasio. Nel marzo 2009 le Fs di Mauro Moretto tolgono il gigantesco lotto 13 Calabria, del valore di 7,5 milioni di euro, alla Saes del gruppo Di Stasio, e lo affidano alla Kalos che lo gira a sua volta alla sua controllata New Labor. Subito dopo, stando all’inchiesta della Mobile di Reggio, l’azienda lombarda comincia a subìre le richieste dei clan. Ed esegue.


Resta da capire perché per tutti questi mesi l’azienda milanese ha scelto di pagare e di subìre in silenzio, senza far partire mezza denuncia. E se i taglieggiamenti riguardino solo gli appalti in Calabria, come emerge finora dalle indagini, o se qualcosa di simile sia avvenuto anche al nord.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica