Speriamo che questa volta abbia ragione chi assicura che «non cè stato nessun litigio tra medici». Perché, in caso contrario, verrebbe da pensare che a Messina le sale operatorie siano ormai diventate luoghi più malfamati dei peggiori bar della città, frequentati da chi ama la violenza e che - nella migliore delle ipotesi - se le suona di santa ragione.
Ma la cosa assurda è che, addirittura in ospedale, possa accadere che medici si scazzottino, con in più laggravante di far rischiare la vita ai pazienti ai quali invece dovrebbero salvarla. Alla faccia del Giuramento di Ippocrate.
Nel capoluogo messinese non si era ancora spenta leco dellavvilente rissa tra i ginecologi del Policlinico che il 26 agosto aveva fatto da scenario alla nascita del piccolo Antonio Molonia (tuttora in condizioni preoccupanti), ed ecco ripetersi lo scandalo in un altro nosocomio cittadino, il Papardo. Con esiti altrettanto drammatici: mentre infatti i medici litigavano (circostanza però non confermata dal ministero della Sanità), il neonato subiva una crisi respiratoria e veniva ricoverato durgenza in coma farmacologico nel reparto di terapia intensiva neonatale del Policlinico (cioè proprio lospedale della prima rissa del 26 agosto). Il piccolo non è in pericolo di vita, ma potrebbe aver subìto gravissimi lesioni neurologiche e cerebrali. Lepisodio accaduto al Papardo (esattamente come quello precedente al Policlinico) sarebbe stato legato a «diversità di vedute» sulla scelta tra parto naturale e taglio cesareo. Due opzioni che per lazienda sanitaria hanno rilevanti ripercussioni «economiche», considerato il diverso quoziente di rimborso.
Al centro della «disputa», una giovane di 24 anni, Ivana Rigano, già in avanzata fase di travaglio. Due giorni fa la donna e il marito, Nicola Mangraviti, hanno deciso di presentare una denuncia-querela ai carabinieri e il sostituto della procura, Anna Maria Arena, ha aperto un'inchiesta, al momento, contro ignoti; intanto i carabinieri hanno già provveduto ad acquisire le cartelle cliniche.
Il neonato - di oltre 4 chili - è ora intubato e tenuto in coma farmacologico, nella terapia intensiva neonatale del Policlinico dov'è stato trasferito d'urgenza subito dopo il parto naturale al Papardo.
Per le sue dimensioni il piccolo sarebbe rimasto incastrato, al momento di venire al mondo, e quei secondi di mancanza di ossigenazione avrebbero creato lesioni cerebrali, ma anche agli arti; il parto sarebbe quindi avvenuto dopo molte ore di travaglio della giovane.
La puerpera, alla sua prima gravidanza, era in attesa del taglio cesareo deciso dal ginecologo quando sarebbe intervenuto il primario ed il suo aiuto che avrebbero addirittura strappato i moduli del consenso già firmato dai genitori ordinando che si procedesse invece col parto naturale.
Una versione dei fatti che però i responsabili del Papardo di Messina contestano con decisione. I vertici dellospedale messinese non ci stanno infatti a finire nel tritacarne come il Policlinico per il caso della rissa tra ginecologi. «Nessuna lite in sala parto - assicura il direttore generale Armando Caruso - non è vera la ricostruzione che probabilmente è frutto di una psicosi, certo non solo giornalistica».
Dello stesso tenore la comunicazione al manager fatta dal direttore sanitario Eugenio Ceratti: «Evidentemente cè qualcuno che ha interesse a ingenerare allarmismi».
Lazienda sottolinea che ci sono due casi distinti. Il primo fa riferimento a unaggressione subìta il 15 settembre da un dirigente medico di ostetricia e ginecologia «che è parte lesa», assalito dai familiari di una puerpera per una incomprensione sulle modalità del parto. Ma, secondo i familiari, il motivo dellaggressione era stato proprio un diverbio tra due medici sulle modalità del parto.
Comunque sia, questa notte, più di qualcuno stenterà a prendere sonno.
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