Pronti, via: figuraccia francese

Parigi ostaggio dei Giochi. Quasi più agenti che spettatori. E il via con la paralisi dei treni

Pronti, via: figuraccia francese
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Notre-Dame è ancora chiusa, come del resto è chiusa la città di Parigi, presa in ostaggio dalle Olimpiadi. Il numero dei poliziotti è di poco inferiore a quello degli spettatori paganti, 75mila rispetto a 104mila, i parigini sono partiti, albergatori e ristoratori sono arrabbiati, i voli sono stati sospesi fino alla mezzanotte di ieri, i treni sono andati in tilt per un combinato disposto di atti di sabotaggio... Comunque vada, sarà un successo!

L’organizzazione di questi Giochi richiama alla mente la passeggiata solitaria con cui Emmanuel Macron inaugurò, fra le Piramidi del Louvre, il suo primo mandato presidenziale, con tanto di accompagnamento dell’Inno alla gioia di Beethoven. I più entusiasti parlarono di grandeur ritrovata e rinnovata, i più scettici si chiesero se avesse bevuto. Allora era il più giovane presidente di Francia, oggi è il presidente più detestato della sua ormai non breve storia repubblicana.

In questo arco di tempo, i francesi si sono accorti di non essere più quello che troppo a lungo si erano illusi di essere, una potenza di prima sfera. Si sono incattiviti, sono eternamente in collera, si sono impoveriti, si ritrovano senza un governo. Gli resta solo le panache, che è in fondo una parola intraducibile, un misto fra orgoglio e presunzione, gusto per la sfida e sempre e comunque un’alta considerazione di sé stessi, se non un senso di superiorità.

Le panache è l’unica cosa che hanno in comune con il loro presidente e le Olimpiadi, per come sono state organizzate, sono proprio questa cosa qui.

Chapeau, viene comunque da dire, tanto di cappello, visto che le panache è anche un pennacchio...

Ci si augura che per tutto il tempo che dureranno, fino all’11 agosto dunque, non succeda nulla, né nella capitale né nelle altre città, Marsiglia, Lilla, dove sono previste alcune gare, vela, pallamano, pallacanestro, che le Cassandre vengano insomma smentite, che non ci sia né caos né terrore. Resta tuttavia l’impressione parigina di un gigantesco villaggio Potemkin, del genere di quelli che il geniale ministro di Caterina II di Russia aveva inventato per la sua sovrana: villaggi di cartapesta dietro cui nascondere le vergogne nazionali. Sono scomparsi i mendicanti, fatti sparire i senza tetto, rifatta momentaneamente, la faccia a St Denis, dove è stato installato il villaggio dello sport e quello dei giornalisti, ripulita la Senna, anche se non è ben chiaro quanto e come. All’impressionante sfoggio di son et lumière che hanno accompagnato i sei chilometri di percorso dal ponte di Austerlitz sino al ponte di Jéna, fa da contrappunto l’impressionante numero di botteghe che hanno chiuso i battenti per fallimento: non più clienti, rincaro dei prezzi in generale e del loro affitto in particolare. Se si gira per il Quartiere latino, che un tempo era uno dei più vivaci, non solo intellettualmente, la sfilata di saracinesche abbassate è impressionante. Da Lipp, la più celebre brasserie di boulevard Saint Germain, dove un tempo trovare un tavolo era un’impresa, oggi i camerieri ti fanno scegliere dove sederti...

Costata dieci miliardi di euro, rispetto ai sette inizialmente previsti, è difficile quantificare quale potrà essere il successivo ritorno economico, anche se è probabile che questo aspetto sia stato considerato secondario rispetto a ciò che, in quanto presidente della Repubblica affetto da un insopportabile narcisismo, Macron si è riproposto con queste Olimpiadi: un’esibizione e insieme uno sfoggio. Di eleganza, di cultura, di efficienza... Così come nelle sue altalenanti quanto spericolate prese di posizione in politica estera, Macron cerca di raccontare ai francesi un’altra Francia: sicura, vincente, orgogliosa e sé stesso come il presidente che la incarna.

Può anche darsi che, per la durata dei Giochi, quest’ultimi facciano finta di credergli e sotto questo aspetto sarà per lui una boccata d’aria. Poi tutto tornerà come prima e sia lui che i suoi connazionali si risveglieranno dal sogno e dal sonno olimpico per ritrovarsi alle prese con i loro incubi quotidiani. Comunque va da, non sarà un successo.

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