Ambrogini della discordia È polemica su Tettamanzi: «Pastore di anime e voti»

«Benvenuto al nuovo cardinale Scola, non ho simpatia per quella parte della chiesa che fa politica e usa rom e islamici per accusare i milanesi di essere egoisti». Il capogruppo «lumbard» Matteo Salvini arriva a fine cerimonia, giusto per tirare una frecciata a margine della premiazione. L’ex Arcivescovo ha appena ritirato l’unica Grande Medaglia d’oro del 2011, stringe mani. Quando riceve dal sindaco Giuliano Pisapia l’Ambrogino più prestigioso, la platea del Dal Verme si è alza in piedi e lo accompagna con un’ovazione. Quasi tutti. Alessandro Morelli, il consigliere leghista che sul palco sostituisce Salvini (assente giustificato) si alza «per rispetto istituzionale alla civica benemerenza» ma non applaude per ribadire fino in fondo il «not in my name» della Lega. L’altro lumbard Luca Lepore batte timidamente le mani. Il Carroccio negli anni era arrivato a battezzare Tettamanzi «un imam» per le aperture sulla moschea, lo ha attaccato a ripetizione per il tempo speso «più a parlare di rom e extracomunitari che dei milanesi». E ieri l’ultima (forse) stilettata di Morelli, «il cardinale ha fatto il cardinale, ma l’uomo ha fatto il politico, chi porta una tonaca deve fare il pastore di anime e non di voti». Tettamanzi risponde che la chiesa cattolica «è per tutti, aperta all’universo mondo, nessuno escluso». Come vescovo «non posso non amare tutti, e in particolare tutti coloro che hanno bisogno di comprendere che il servizio che la Chiesa compie non è a favore di alcuni escludendo altri ma di verità, giustizia e benessere per tutti». È «molto emozionato», con un «silenzio stracolmo di ammirazione» dedica «a tutti i milanesi il premio, il destinatario non è l’arcivescovo ma coloro a cui è chiamato a prestare servizio».
È la «Prima» di Pisapia al Dal Verme, nel suo discorso - più dei sindaci che lo hanno preceduto - sceglie di concentrarsi sui temi di strettissima attualità, a partire dallo smog. «Anche oggi non piove, e il paradosso è che siamo costretti a dire che è una brutta notizia - ammette - quello dell’aria che respiriamo è un problema drammatico, a Londra per pulire le acque del Tamigi ci hanno messo 10 anni noi vogliamo metterci molto meno per l’aria della città». «Non dormo la notte - confessa dal palco - con umiltà e sgombrando la mente da facili slogan e ideologie ho provato a capire quale fosse la soluzione migliore» chiede «scusa ai milanesi» per i blocchi delle auto ma «abbiate fiducia spazzeremo l’aria sporca dal cielo, ce la faremo». Poi la crisi, «Milano ne avverte gli effetti in modo pesante, le imprese faticano a crescere, la sfida si vince restando uniti sostenendo i più deboli». Anche le misure anticrisi del governo «devono essere tali da non minare l’unità sociale, equità e giustizia sono i presupposti». E infine Expo, «anche qui dopo tante divisioni occorre l’impegno di tutte le energie progettuali, culturali e scientifiche della città. Ma sono certo che Milano vincerà la sfida. Vedo passione, voglia di avere un obiettivo, una speranza comune».
È anche la Prima del presidente del consiglio Basilio Rizzo, spesso rimasto giù dal palco quando era capogruppo dell’opposizione per contestare Ambrogini «sponsorizzati» dal centrodestra: «Questa volta sono condivisi, non ci sono premi di cui mi vergogni». Sul palco tra i capigruppo mancano Letizia Moratti e il radicale Marco Cappato. Giulio Gallera sostituisce il Pdl Carlo Masseroli, Morelli al posto di Salvini. Sono 59 i premi, tra Medaglie e Attestati. Lunghi applausi per quelli alla memoria di Vincenzo Capacchione e Marco Colombaioni.

Per i dipendenti del San Raffaele, che lavorano sodo mentre l’ospedale è al centro di una bufera giudiziaria. Per la Pfm e Eugenio Finardi. Il ritorno di Girolamo Sirchia, ex assessore poi ministro anti-fumo nei locali, ha ritirato il premio per l’associazione Amici del Policlinico e Mangiagalli donatori di sangue.

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