Letteratura

Da "American Psycho" a "Meno di zero". il suo è l'affresco di un'epoca impazzita

È l'autore che più ha intuito che la nostra società dedita solo al piacere sarebbe scivolata verso il nichilismo di De Sade

Da "American Psycho" a "Meno di zero". il suo è l'affresco di un'epoca impazzita

Bret Easton Ellis, nato nel 1964 a Los Angeles, con la pubblicazione nel 1985 di Meno di zero si afferma come uno degli scrittori più originali della giovane tendenza della letteratura minimalista e postmoderna. A Meno di zero seguono Le regole dell'attrazione (1987) e, soprattutto, American Psycho (1991). Quest'ultimo romanzo diventa un caso editoriale. Quando il testo è pronto l'editore si rifiuta di pubblicarlo a causa del contenuto, ritenuto troppo violento e pornografico. American Psycho esce così tra svariate e pesanti polemiche presso un altro editore: 399 pagine suddivise in 60 capitoli. Il romanzo vende milioni di copie, è tradotto con successo nelle principali lingue e costantemente ristampato. Ormai è considerato un «classico moderno». Il protagonista, Patrick Bateman, ventisettenne yuppie, è maestro indiscusso dell'eleganza. La città nella quale si muove è New York, nel «decennio ruggente» di Ronald Reagan, gli anni Ottanta, il cui epicentro è Wall Street, motore della Reaganomics. È il mostro della metropoli, dottor Jekyll e Mr. Hide in un andirivieni tra Central Park, Wall Street e Manhattan. Lusso, cura del corpo, moda. Fusioni miliardarie, scalate societarie, scorribande azionarie. Perversioni sessuali, crimini, omicidi. Tutto all'eccesso. La perfezione del dettaglio del capo di abbigliamento e la furia bestiale con la quale aggredisce, uccide e viviseziona le vittime. Yuppie e serial killer.

Ancor prima di descrivere minuziosamente l'incredibile violenza del protagonista, il narratore ci informa che basta aprire un giornale per trovare modelle strangolate, neonati scaraventati giù dai tetti di case popolari, ragazzini uccisi nella metropolitana... Quindi la violenza non è un fatto personale, ma un dato sociale sin troppo diffuso. Per capire il senso profondo di American Psycho, allora, è necessario andare direttamente alle radici etiche e filosofiche. Quando Christopher Lasch nel 1979 aveva individuato nel narcisismo la tipica tendenza della contemporaneità, elevandola a metafora di una condizione umana tormentata da ansia, depressione, generica insoddisfazione e senso di vuoto interiore, non poteva minimamente immaginare Patrick Bateman. Inoltre, Lasch suggerisce, per comprendere le tendenze sociali dominanti, un nome perturbante: Sade. Non a caso è nel XX secolo che il pensiero del «divino Marchese» viene preso sul serio, dai surrealisti ai sessantottini. Di tutti i liberali e/o libertini del XVIII secolo, Sade è stato il solo a vedere nella nostra epoca la conferma del proprio genio, pur se raccapricciante. Gli individui, liberati da pulsioni e passioni, obbediscono innanzitutto al comandamento supremo del godimento. Patrick Bateman ha portato alle conseguenze estreme il liberalismo di Adam Smith seguite la libertà economica con quelle di Sade seguite la libertà sessuale aggiungendovi solo l'eccesso. E la futilità. Uccide un collega solo perché ha un biglietto da visita invidiato da tutti. Del resto, crede più ad un completo Armani che alla persona che lo indossa. The Shards è la chiave di lettura per comprendere il Patrick ventisettenne. L'ossessione/attrazione per gli omicidi seriali privi di senso lo scuote profondamente.

Se ne libererà soltanto diventando lui stesso protagonista.

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