«Si è arrivati al punto che alcuni uffici hanno due dirigenti che si occupano di diversi settori: così non si capisce chi comanda». La situazione nelle agenzie fiscali è complicata. Il dato del 90,9% di dipendenti promossi nel triennio 2005-2007 non sorprende il presidente dellAssociazione dipendenti Agenzia Entrate, Roberto Pofi: «È una costante dai tempi della riforma del 2000 - spiega -: con lassoluto consenso dei sindacati, si sono avute promozioni a tappeto, spesso con effetti devastanti».
Le storture sono evidenti, a partire dai vertici: «Su 1.200 dirigenti, il 60% non ha titoli per ricoprire quel ruolo - accusa Pofi -. A volte addirittura non sono neppure laureati. Alcuni funzionari si sono ritrovati magicamente reggenti di posti dirigenziali solo perché amici di amici, con indennità di posizione e stipendi più alti dei dirigenti storici». Un ricambio generazionale aggressivo, che crea squilibri e malumori: «Questi reggenti vengono guardati in cagnesco. Si cerca di mandar via i più anziani: lo sa che alcuni di loro per due anni sono rimasti senza un contratto firmato?».
Insomma, tutto questo scalar posizioni e promozioni rovina i meccanismi interni: «È come avere un esercito fatto solo di generali: poi chi è che va a sparare?». La metafora regge, perché «ora il lavoro basso viene eseguito da dipendenti di livello, con conseguente lievitazione esponenziale del monte stipendi». Le fette della torta sono più grandi, necessario ridurre i commensali. «Non abbiamo quasi più dipendenti di quarta e quinta fascia. Tutti superiore! Oggi un dirigente dellagenzia delle entrate ha un ruolo equiparabile a quello che anni fa ricopriva un diplomatico».
Le prospettive, però non sono chiare: «La riforma che entrerà in vigore il 1° gennaio cercherà di sopprimere gli uffici periferici per tagliare il numero dei dirigenti. Il problema è che a casa rimarranno i più anziani, quelli assunti con un concorso. Di certo non gli amici degli amici».
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