Amnistia, il sì di Bertinotti dopo l’appello della Chiesa

Il numero uno della Camera: «Favorevole a un atto di clemenza». Sinistra ancora divisa. L’Udc: «Discutiamone»

Anna Maria Greco

da Roma

Stavolta, Fausto Bertinotti è d’accordo con il cardinale. E dalla sua poltrona di presidente della Camera lancia un appello a favore di «un segno di clemenza a vantaggio dei detenuti», appoggiando quello del presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, Renato Raffaele Martino. Si rafforza così il fronte laico-religioso creatosi ormai da anni a favore dell’amnistia-indulto.
«Toccherà al legislatore - precisa il leader di Rifondazione comunista -, nella sua autonomia, decidere se e come intervenire. Ma vorrei manifestare anche pubblicamente la mia condivisione di questa sollecitazione». Bertinotti non cita il cardinal Martino, anzi sottolinea che la richiesta è arrivata «in questi anni, ripetutamente, dalla società civile, da autorità laiche e religiose, da molte soggettività politiche e culturali». E insiste sul fatto che i detenuti subiscono «un aggravio di pena» per le condizioni di sovraffollamento delle carceri, come denunciano da tempo «tutti coloro che si sono dedicati, grazie a compiti istituzionali o per scelta volontaria, al mondo delle carceri», compreso il personale penitenziario che subisce anch’esso il profondo «disagio».
Lo schieramento politico che chiede un provvedimento di clemenza è trasversale, anche se i più decisi sostenitori sono i radicali e l’estrema sinistra, ma il necessario quorum dei due terzi è difficile da assicurare in Parlamento.
Il coordinatore dei Verdi, Paolo Cento, insiste perché i vertici delle Camere convochino subito un tavolo bipartisan su amnistia e indulto, provvedimenti «complementari». L’idea è di collegare l’atto di clemenza all’elezione del nuovo presidente della Repubblica e alla festa del 2 giugno. Cento si attende che oggi, nel discorso d’insediamento di Giorgio Napolitano, ci sia un riferimento esplicito all’amnistia-indulto. E chiede, tra i primi atti del suo settennato anche la concessione della grazia ad Adriano Sofri, «per dare un impulso ad una soluzione politica capace di chiudere le stagioni dell’emergenza giudiziaria e carceraria».
Ma in ambedue i poli ci sono forti resistenze. Linea dura quella di Maurizio Gasparri di An, che dice «mille volte no ad amnistia ed indulto», accusando il premier in pectore, Romano Prodi, di voler fare «una scelta dissennata e criminogena». Reagisce l’eurodeputato del Pdci Marco Rizzo, chiedendo se ha dimenticato gli applausi di tutto il centrodestra e in testa del suo partito, a Papa Wojtyla quando in Parlamento invocò provvedimenti di clemenza per i detenuti.
Anche nell’Unione ci sono strenui oppositori del provvedimento. Innanzitutto, il leader dell’Italia dei Valori Antonio Di Pietro, secondo il quale l’amnistia-indulto non risolverebbe i problemi dei penitenziari e, comunque, sarebbe da considerare solo dopo una seria riforma della giustizia.
Per il radicale Daniele Capezzone, della Rosa nel Pugno. invece, il provvedimento è la premessa per la riforma della giustizia. «Si può cominciare subito con un indulto già per la festa della Repubblica e immediatamente dopo lavorare ad una grande, straordinaria amnistia», insieme a riforme strutturali come carcerazione preventiva, depenalizzazioni, interventi su droga e altro. «Proprio per rilanciare e porre in primo piano una forte azione per la legalità e contro la criminalità - aggiunge il leader dei Verdi, Alfonso Pecoraro Scanio - occorre un provvedimento che prenda atto del disumano sovraffollamento delle carceri».
Il tema è delicato e Maurizio Ronconi dell’Udc invita a discuterne «in modo serio e a ragion veduta», perché è «inaccettabile prospettare ancora la tesi senza assumere le iniziative parlamentari conseguenti, determinando in questo modo nuove disillusioni a migliaia di carcerati e alle loro famiglie».

Favorevole «senza se e senza ma» la Dc di Gianfranco Rotondi. Franco Giro di Fi critica «le dichiarazioni emotive e un po’ concitate» di maggioranza e opposizione, contro qualsiasi provvedimento di clemenza. «Bisogna dare soluzione ad un problema reale», afferma.

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