Londra - Lo studio di un quindicenne britannico sulle abitudini relative ai media dei suoi coetanei ha lasciato di stucco per l’acutezza dell’analisi i guru della City. Gli analisti della società di investimento Morgan Stanley avevano chiesto al ragazzino, Matthew Robson, alunno di una scuola londinese che faceva uno stage all’interno dell’azienda, di descrivere le abitudini degli adolescenti; e lo studio è risultato "una delle analisi più chiare e stimolanti che abbiamo mai visto. Tanto che abbiamo deciso di pubblicarlo", ha spiegato Edward Hill-Wood, responsabile del team, al Financial Times.
La relazione che ha spiazzato la City La reazione è stata enorme: "Decine di gestori di fondi e vari manager d’azienda, ma anche amministratori delegati, ci hanno inviato e-mail e telefonato per tutto il giorno", ha raccontato Hill-Wood. Insomma, una reazione cinque-sei volte più ampia di quella tradizionalmente provocata dagli altri report, anche se Hill-Wood aveva ammesso di non poter garantire il rigore statistico del documento. Secondo Robson, i consumatori del domani usano sempre più i media ma non sono disponibili a pagare: per esempio, "gli adolescenti non utilizzano Twitter", perché costa e perché "capiscono che nessuno vede i loro profili, e perciò i loro tweets sono senza senso". Meglio spendere soldi e tempo in cinema, concerti e console di videogame, che - dice - sono un veicolo molto più attraente per chattare con gli amici.
Pessime notizie invece per gli editori, visto che tra gli amici di Robson nessuno legge regolarmente i giornali ("Inevitabile essere annoiati da pagine e pagine di testo"), e tutti si limitano ai titoli di testa di giornali e siti on line.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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