Anche la fine dell’Impero Romano è un delitto

Ecce Deus è un libro bifronte, come le erme romane. E lo è anche la sua casa editrice, la raffinata Robin Edizioni, che a classici e saggi affianca la rivista Il falcone maltese, punto di riferimento per giallisti e giallofili italiani. Ma per il libro di Andrea B. Nardi (pagg. 312, euro 12) ha addirittura inventato una collana su misura: «La biblioteca del tempo», dove il nostro non sfigura accanto ai grandi romanzi storici, «componimenti misti di storia e d’invenzione», come li voleva Alessandro Manzoni. E anche Nardi: visto che lo stile visivo, addirittura cinematografico (certe scene ricordano Blade Runner e perfino i western di Sergio Leone), in realtà non toglie nulla alla verità storica dei personaggi. Costantino imperatore e sua madre Elena, il vescovo Atanasio e Eusebio l’eretico, sono così verosimili da soddisfare il più occhiuto dei professori.
Ma Ecce deus è anche la storia di un delitto, anzi di molti. E di un’indagine, sia pure condotta da un investigatore sui generis: Celso Valerio Afro, ufficiale di un impero al tramonto, dove Costantinopoli sta per prendere il posto di Roma e il cristianesimo, con le sue guerre teologiche, ha già cancellato i vecchi dei. Quindi, è un giallo: o no? «Preferisco - risponde l’autore - definirlo un noir. Cioè un genere più legato all’atmosfera, a una certa oscurità dei personaggi, mentre il giallo deve essere limpido, quasi matematico: il lettore deve avere a disposizione gli indizi per arrivare alla soluzione». A dire il vero, qui gli indizi ci sono: almeno per chi conosce la storia, e sa come Costantino il Grande ha creato il suo impero. Già, la storia: di gran moda, in questo periodo, nei thriller. Purché romanzata, anzi reinventata fino all’inverosimile: vedi il Codice da Vinci. Un paragone che a Nardi mette i brividi, quanto il sospetto di aver usato il boom della fantastoria come traino: «L’idea mi è venuta molto prima, subito dopo l’11 Settembre. Le conseguenze della manipolazione del sacro da parte della politica, ecco che cosa volevo trattare: e il Concilio di Nicea, che ha deciso il destino religioso dell’Occidente sulla base delle convenienze di potere, era l’esempio perfetto».
Storia antica, ma più attuale che mai: perché delle radici cristiane, o meno, dell’Europa si discute tuttora. Solo una questione politica, per lei? «Direi esistenziale, piuttosto. In questo momento storico, credo che il cristianesimo sia l’unico ideale che possa aggregare intorno a sé l’Occidente, minacciato da un’ideologia travestita da fede, l’Islam, e dal suo oscurantismo guerrafondaio». Impero, papato, stati nazionali, invasioni: è del Medioevo, o di oggi, che stiamo parlando? «Ha ragione, ed è difficile ammetterlo per un laico come me: ma credo che, ora come allora, il Vaticano sia l’unica forza davvero trasversale, e seguita dai giovani, che potrebbe assumersi il ruolo di guida». Insomma, si è convertito. «Un momento: io non credo alla sacralità delle religioni, e credo che il lettore se ne accorga. L’appoggio che in questo momento do al cristianesimo occidentale è politico, non religioso. È l’unico baluardo che vedo (a parte gli Usa) contro gli attacchi militari e culturali dei centri di potere islamici».

Nient’altro? «No, qualcosa c’è, anzi è la più importante. Vedo nel cristianesimo moderno la fonte, almeno, dei nostri principi: tolleranza, diritti umani, libertà, democrazia, progresso». Dal paradiso degli scrittori, Alessandro Manzoni sorride.

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