«Anche i 18enni diventino deputati: possono fare cose straordinarie»

RomaDeputati a 18 anni e senatori a 25. Da oggi inizia il cammino per un ringiovanimento radicale delle Camere. Il ministro della Gioventù Giorgia Meloni presenta in Consiglio dei ministri un disegno di legge che ha già avuto l’appoggio del presidente della Repubblica Napolitano.
Ministro Meloni, si potrà diventare onorevoli subito dopo la scuola?
«In Italia abbiamo un curioso meccanismo per cui possiamo votare a 18 anni ma non siamo eleggibili. L’Italia è, con Cipro, il Paese europeo che chiede l’età più alta per l’ingresso in parlamento. Siamo in un bicameralismo perfetto, se chi ha meno di 40 anni non viene rappresentato in una delle due Camere, questo significa che non ha pieno diritto di cittadinanza».
Cercherà una convergenza con l’opposizione?
«Questa proposta è stata oggetto negli anni di iniziative parlamentari da parte di vari gruppi. Sono contenta che la capogruppo del Pd al Senato Finocchiaro abbia dichiarato il suo voto favorevole, mi pare un punto di partenza importante per costruire una moratoria rispetto agli scontri parlamentari in atto».
Crede che il provvedimento sia approvato prima della fine della legislatura?

«Credo che possa avanzare su un canale privilegiato. Dobbiamo far passare il messaggio che non si è mai troppo giovani per fare cose straordinarie. Pensiamo al Risorgimento, una storia scritta da ragazzini. Pensiamo a Goffredo Mameli. Morì a 22 anni. Ora non potrebbe sedere in parlamento».
Napolitano vi appoggia?
«Gli abbiamo mostrato la bozza del provvedimento e ci ha incitati ad andare avanti. Fin dal suo messaggio di fine anno, il capo dello Stato sta mostrando grande attenzione alle nuove generazioni. Non dobbiamo parlare di quote, ma liberare energie, siamo il governo del merito, dobbiamo portare a valore di rango costituzionale la rimozione delle barriere che ancora esistono, frutto di scelte del passato che spesso hanno scaricato sui giovani i costi di scelte egoiste».
Può spiegare il secondo principio che inserirete nella Carta?
«All’articolo 31 della Costituzione, questo disegno di legge introduce una norma con la quale promuoviamo il merito e la valorizzazione della partecipazione giovanile nella vita sociale, politica ed economica della Nazione. Mi accorgo che i giovani mancano nell’ordinamento dello Stato. La Carta richiama alla protezione dei giovani, ma non dobbiamo limitarci a proteggerli, dobbiamo promuovere la loro centralità nella vita nazionale».


A livello pratico come si tradurrà questo principio?
«Penso a una legge sul tema degli obblighi che ogni governo deve assumere nei confronti delle nuove generazioni, ad esempio un piano triennale di obbiettivi per lo sviluppo dei giovani e una verifica di impatto generazionale di ogni singolo provvedimento: per evitare che chi viene dopo di noi paghi gli errori di chi è venuto prima».

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