Anche l’Egitto va all’assalto di Israele

«Il Medio Oriente sta vivendo un terremoto storico» e Israele «deve rispondere in maniera calma, facendo avanzare il proprio interesse nazionale». Nell’interesse nazionale israeliano, ha spiegato ieri sera in un discorso il primo ministro Benjamin Netanyahu, ci sono il mantenimento del Trattato di pace con l'Egitto e delle relazioni diplomatiche con la Turchia.
Il giorno dopo il violento attacco da parte della folla egiziana all'ambasciata israeliana al Cairo, i militari al potere in Egitto hanno annunciato la reinstaurazione delle leggi di emergenza, in vigore durante tutto il regime di Hosni Mubarak. La loro cancellazione era stato uno dei successi della rivolta popolare di febbraio. Il ministro dell'Informazione egiziana, Osama Heikal, ha assicurato che l'Egitto si impegna a rispettare il Trattato del 1979 e Netanyahu ha detto che Israele rimanderà il suo ambasciatore al Cairo al più presto. Al Cairo ieri le forze di sicurezza hanno mantenuto lo stato di allerta e hanno allontanato i manifestanti ricomparsi davanti all’ambasciata. Attorno, raccontano i testimoni, l'aria era ancora pregna dei gas lacrimogeni utilizzati la notte prima dalla polizia per disperdere una folla arrabbiata che ha preso d'assalto l'edificio. Le proteste nell'area sono iniziate il 18 agosto, quando i soldati israeliani hanno ucciso per sbaglio sei poliziotti egiziani lungo il confine.
Le paure degli israeliani legate all'instabilità sollevata nella regione dalle primavere arabe si sono materializzate venerdì, quando una manifestazione contro i nuovi governanti dell'Egitto è diventata violenta. Centinaia di persone - tra loro decine di ultra delle due squadre di calcio del Cairo, Ahly e Zamalek - si sono dirette verso l'ambasciata. La polizia, intervenuta con ritardo, ha soltanto potuto arginare una situazione già grave. Negli scontri con i manifestanti sono morte tre persone e i feriti sono oltre mille. L'ambasciatore, la sua famiglia e 80 diplomatici hanno lasciato il Paese a bordo di un volo militare israeliano. La veloce fuga in aereo della delegazione israeliana riporta alla mente i giorni della rivoluzione islamica a Teheran, nel 1979, scrive Aluf Benn, direttore del quotidiano israeliano Haaretz. «Le crisi con Turchia ed Egitto segnalano uno tsunami politico per Israele», è il titolo del suo articolo. Il Cairo e Ankara sono due storici alleati d'Israele nella regione. Ma negli ultimi mesi le relazioni sono deteriorate. L'attacco al Cairo arriva pochi giorni dopo l'espulsione dell'ambasciatore israliano in Turchia. Il governo turco chiede a Israele scuse ufficiali per l'uccisione di suoi cittadini durante l'operazione israeliana a bordo della nave Mavi Marmara, a largo di Gaza, nel maggio 2010. La visita di Recep Tayyip Erdogan domani al Cairo aumenta i timori in Israele di una possibile alleanza fra il Egitto e Turchia capace di isolare il Paese nella regione. Il premier turco non si recherà - come annunciato in un primo momento - a Gaza, tappa considerata provocatoria da Israele.
L'attacco all'ambasciata indebolisce le relazioni tra Israele ed Egitto e dà un duro colpo da una parte alla credibilità delle forze rivoluzionarie e alle loro credenziali democratiche, dall'altra all'abilità dei generali egiziani di mantenere la sicurezza nel Paese.

«Le forze politiche in Egitto hanno preso le distanze dall'accaduto - dice al Giornale Gamal Soltan, dell'Ahram Center for Political and Strategic Studies del Cairo - ma i militari sono stati in grado di calmare la folla. È allarmante che l'instabilità politica in Egitto possa mettere a rischio una relazione centrale nell'equilibrio dell'intera regione».

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