Caro Massimiliano, mi sento in dovere di esprimere il mio pensiero circa la lettera-critica di Giuseppe Piccini.
Condivido il pensiero del lettore relativamente all'antisocialismo che i «compagni» ex-comunisti, ex diessini ed ora «pidì» estrinsecano nel loro Dna.
Lo è da tanti, troppi anni.
Lo fu ancor maggiormente quando dall' «onda lunga» del Congresso Psi di Rimini ascese il socialismo riformista di Craxi.
Lo continua ad essere oggi, a Genova forse ancor più che altrove.
Ricordo quando lo scorso anno, nel corso del Consiglio Comunale, discutendo sulla ricorrenza dei fatti del 30 giugno 1960, l'Assessore Ranieri, in un discorso in perfetto stile «campagna elettorale» disse una frase che recitava più o meno così: «Nella massa manifestante del giugno 1960 a Genova non vi erano solo comunisti, democristiani e liberali, ma una città intera».
I socialisti anche in quel discorso rievocativo in Sala Rossa vennero tralasciati.
Oggi si piange la morte di un grande socialista, Fulvio Cerofolini, che va ad inserirsi nel grande Olimpo di uomini giusti, uomini che hanno fatto la storia, che hanno scritto pagine di idealismo generoso ma intellettualmente onesto, così come lo sono stati Filippo Turati, Rosa Luxemburg, Giacomo Matteotti, Carlo Rosselli, Pietro Nenni, Riccardo Lombardi, Walter Tobagi e, sopra tutti, il più grande politico ligure di tutti i tempi: Sandro Pertini.
Il rammarico è che nell'evoluzione dei tempi e della storia, dopo che la Magistratura in primis ma anche una parte della nomenklatura del vecchio Pci, negli anni '90 ha contribuito alla cancellazione del Psi dalla storia italiana, questi «compagni» di falce e martello hanno dimenticato che il Psi è la storia e nella storia d'Italia.
Essendo, peraltro, una fedelissima lettrice de «il Giornale» voglio, però, anche far presente che proprio da questa testata, in nome di uno spirito altamente democratico che la contraddistingue e per la quale sono profondamente grata, è stata manifestata l'idea di una mostra che potesse rappresentare la storia di tutti i partiti che hanno costituito la nostra storia.
Questa sarebbe stata l'occasione per i «compagni pidì» di dimostrare che oltre all'evoluzione avvenuta del loro nome e dei loro simboli, la stessa l'avessero avuta anche nel loro pensiero, ciò che, in virtù dei fatti, è la prova materiale che non è avvenuto.
Ringraziando, porgo sinceri saluti.
PS.
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