È ancora un Tour d’Italia Petacchi bis allo sprint «Li ho messi dietro tutti»

Reims E adesso? Adesso che li ha battuti tutti, proprio tutti, perché da Cavendish a Freire, da Thor Hushovd a Farrar, passando da Mc Ewen, Boasson Hagen e Julian Dean, proseguendo con Bert Grabsch, Ciolek a Lars Boom, erano tutti lì. Tutti dietro a guardare. Tutti lì, in un affannoso e disperato tentativo di prendergli la ruota, inutilmente.
Tutti, nessuno escluso. Questa volta, Alessandro Petacchi vince senza se e senza ma. Domenica scorsa il velocista spezzino aveva vinto a Bruxelles, sotto gli occhi del Re del Belgio Alberto II, Bernard Hinault e Eddy Merckx, grazie anche ad una caduta avvenuta alle sue spalle che aveva tolto di mezzo prima Cavendish e poi Farrar. Ieri, per quelli che hanno sempre qualcosa da dire, le parole stanno a zero. Ale-Jet se li è tolti tutti di ruota, vincendo la sua seconda tappa al Tour, la sesta della carriera (settima stagionale, 160 in carriera), con uno sprint lungo, sicuro e potente. Alle sue spalle Julian Dean e Boasson Hagen: gli altri dispersi.
«Non avevo nulla da perdere - ha commentato a caldo lo spezzino che da anni vive a Lido di Camaiore -. L'altro giorno Oscar Freire mi ha detto: “il tuo l'hai già fatto, quello che viene adesso è tutto di guadagnato”. Aveva ragione... Sapevo che se facevo partire Cavendish e Hushovd poi era difficile rimontare, quindi ai 300 metri sono partito, ho rischiato. Ho visto che le gambe tenevano e poi quando vedi l'arrivo del Tour il manubrio te lo mangi... Oggi stavo bene e ho fatto ancora una grande volata».
È felice il Peta, più di domenica scorsa, perché sa che questa vittoria vale molto di più «perché chi si ripete è bravo, non fortunato», dice. «Però non dite che sono un vecchietto, io a 36 anni mi sento ancora un ragazzino, che batte ragazzi molto più giovani di me. Perché ho vinto così bene? Perché sono stato bravo, perché forse il pavé è restato nelle gambe di molti. Sapete cosa vi dico? Voglio riprovarci».
Magari fin da oggi. Si riparte da Epernay, meno conosciuta di Reims, ma ritenuta dai francesi la vera capitale dello Champagne. Arrivo a Montargis, detta la «Venezia del Gatinais», per i suoi canali fioriti che rappresentano il fascino della città. Tappa piatta, senza particolari difficoltà. Tappa anche questa adatta agli attaccanti, anche se molto probabilmente saranno le squadre dei velocisti a voler portare i loro uomini allo sprint. Cavendish, ancora a bocca asciutta, cerca il primo acuto. Farrar e Boasson Hagen anche. Petacchi è lì, in agguato, sereno e felice come pochi. Pronto per un magnifico tris.


«Se penso alla maglia verde della classifica a punti (vinta nella storia solo da Franco Bitossi, ndr)? Sono lì, me la sto giocando, con un po’ di fortuna. Il futuro? Ancora due anni alla grande, Saronni sta già lavorando per rinforzare il mio treno e se la salute mi assiste c’è da divertirsi ancora».

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