Ancora tutto da decidere sul fronte delle sanzioni

I cinque Grandi cercano un’intesa su un ultimatum di 15 giorni a Teheran per mettere fine a ogni attività sospetta in campo nucleare

Ancora tutto da decidere sul fronte delle sanzioni

A pochi giorni dalla riunione del Consiglio di sicurezza chiamato la prossima settimana a esprimersi sulla questione nucleare iraniana tutto è in alto mare. La riunione preliminare tra i cinque membri permanenti detentori del potere di veto - svoltasi nel pomeriggio di ieri al Palazzo di Vetro di New York (tarda notte italiana) - ha visto la netta contrapposizione tra Stati Uniti da una parte e Mosca e Cina dall’altra. Washington pretende una chiara condanna delle ambizioni nucleari di Teheran. Mosca e Pechino cercano di rimandare ogni decisione proponendo nuove discussioni, magari al di fuori dello stesso Consiglio di Sicurezza. In mezzo si destreggia come sempre l’Unione Europea che pensa alle sanzioni, ma preferisce per ora non parlarne.
«Tutto dipende dalla natura delle sanzioni, noi non vogliamo colpire il popolo iraniano», ha detto ieri l’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’Ue Javier Solana ricordando che a suo avviso, esiste ancora spazio per una via d’uscita diplomatica. Alla fine il compromesso migliore potrebbe risultare l’ultimatum studiato nella riunione dei cinque grandi di mercoledì sera e riesaminato nella riunione di ieri. Teheran avrà quindici giorni di tempo per metter fine a tutte le attività sospette. Nelle due settimane successive Mohammed El Baradei, direttore dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, farà svolgere le necessarie verifiche e stilerà un altro rapporto. La riunione del Consiglio di sicurezza svoltasi ieri pomeriggio e incentrata sulla crisi del Darfur ha esaminato solo marginalmente la questione iraniana valutando un progetto di dichiarazione sull’Iran messo a punto da Francia e Gran Bretagna «tenendo presenti gli obiettivi degli Stati Uniti».
La dichiarazione dovrebbe mettere in evidenza i casi in cui l’Iran non ha risposto alle richieste dell’Aiea pretendendo chiarimenti immediati. Il testo non proporrebbe sanzioni, ma auspicherebbe una soluzione negoziata «capace di garantire gli obbiettivi pacifici del programma nucleare iraniano». La proposta sembra ben lontana dal soddisfare le richieste dell’ambasciatore statunitense all’Onu John Bolton che già propone agli alleati di avviare sanzioni unilaterali nel caso di mancato accordo al Palazzo di Vetro.
Washington ha già respinto la proposta russa di una nuova riunione con la partecipazione della cosiddetta troika europea composta da Gran Bretagna, Francia e Germania per trovare «un nuovo consenso». Il numero tre del Dipartimento di Stato, Nicholas Burns, ha riaffermato che «le prossime discussioni dovranno svolgersi al Consiglio di sicurezza all’inizio della prossima settimana».


Intanto a Teheran nel corso della preghiera del venerdì Ahmad Khatami, uno dei leader clericali legati allo schieramento conservatore, ha lanciato un duro attacco all’Europa definita «un fantoccio della politica americana». Secondo il leader religioso il presidente americano George W. Bush usa il pretesto nucleare per tentare di rovesciare il governo iraniano.\

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