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Ancora una violenza. "Milano non è più una città per donne"

Una ragazza stuprata in pieno centro all'uscita di una discoteca. Denunciato giovane di 22 anni

Ancora una violenza. "Milano non è più una città per donne"
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"Dispiace dover ammettere che Milano non è più una città in cui le donne possono vivere serenamente e liberamente, senza paura di essere aggredite, offese, colpite nella loro integrità. L'ennesima violenza avvenuta nella notte ai danni di una ragazza di 24 anni fuori da una discoteca è inaccettabile. Il sindaco Sala intervenga immediatamente. Non è più possibile assistere a episodi agghiaccianti come questo". Quella che ha "verbalizzato" ieri la deputata della Lega, Laura Ravetto, responsabile del dipartimento Pari Opportunità del partito, dopo la violenza denunciata in pieno centro nelle prime ore del mattino, è solo quello che ogni donna prova normalmente quando il buio nasconde la città. Milano non è più una città per donne. Non importa quanto sei abituata alla metropoli. Non importa se ti devi muovere in centro o in periferia. C'è un istinto che ognuna ha imparato ad affinare. Ed è quello di guardarsi le spalle mentre si cammina, "sentire" chi ti segue, tirare un sospiro di sollievo se quel qualcuno cambia marciapiede, contare la distanza che segna un luogo dove ci sono persone. Dove poter chiedere eventualmente aiuto. Già. Perchè questo è lo stato d'animo "normale" di chi chiede al collega di essere accompagnata quando esce troppo tardi dall'ufficio, o di chi si accorda con le amiche per scambiarsi il messaggio dopo la serata in discoteca: "Tutto bene sono a casa". No, Milano non è una città per donne perchè anche quando va tutto bene, ed è andato tutto bene, la notte dopo è ancora quella roba lì, tra lo stomaco e la pelle con lo spray al peperoncino tra le mani e la corsa rapida tra l'auto e il portone di casa per chiudere fuori la paura.

Milano non è più una città per donne perché è un luogo dove la notte è una routine di micro-paure: lo smartphone in mano magari con il numero di emergenza già impostato, o meglio ancora al telefono con qualcuno, le chiavi di casa nell'altra e quel disagio appiccicoso che le mani non bastano mai. Un luogo dove la libertà ha un prezzo: la costante sorveglianza di sé. Quella che raccomandano le madri alle figlie spiegando come camminare, come parlare o meglio non farlo, come evitare sguardi e poi meglio se prendi il taxi ma manda il numero, se torni in tram stai vicino all'autista, organizzatevi in gruppo. Una geografia del pericolo che si insegna come se fosse una mappa scolastica. Non stare da sola. Mai.

Perché Milano non è più una città per donne. E come fa notare Riccardo De Corato, deputato di Fratelli d'Italia, "nessuna zona può essere considerata sicura per definizione". E allora servono presìdi fissi e poi telecamere con sistemi di intelligenza artificiale, "capaci di riconoscere situazioni anomale e segnalarle in tempo reale, e vanno introdotti con urgenza i sistemi cosiddetti "urla e sparo", sensori acustici in grado di rilevare grida e detonazioni, collegati direttamente alle centrali operative". Perché "Milano deve tornare a essere una città in cui una ragazza può camminare per strada, di giorno e di notte, senza paura, in periferia come nel cuore del centro storico".

E invece, s'indigna Deborah Dell'Acqua, Vice Coordinatore di FDI Milano "ha perso la capacità di garantire sicurezza a chi la vive: questo è un fallimento grave dell'amministrazione cittadina. La sicurezza non è uno slogan: è un diritto fondamentale".

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