Angelo Rognoni, diario pavese dalla Grande guerra

In tutto sono 95 cartelle dattiloscritte e raccontano il dramma di un anno e mezzo di prigionia in un lager nei pressi di Hannover. Un campo dove le condizioni di vita dei reclusi non erano molto differenti da quelle del secondo conflitto mondiale. Ma a raccontare la sua esperienza è un personaggio nato nel 1896 che in quel campo ci finì durante la Grande Guerra, la prima del secolo. Il pavese Angelo Rognoni allora aveva vent'anni. Era uno spirito forte e ribelle che in seguito diventò un "parolibero" nel movimento dei Futuristi. Fuggito di casa giovanissimo per arruolarsi, Rognoni combatte sul Carso, ma viene catturato durante la difesa del Matajur e deve scontare quattordici mesi nei campi di prigionia. Da quell'esperienza nasce un romanzo autobiografico che non era mai stato pubblicato. Ora lo fa il Comune di Pavia (in collaborazione col Museo del Risorgimento), in occasione dell'anniversario dell'armistizio che mise fine ai combattimenti della Prima Guerra Mondiale.

Dalle ore 11 dell'11 novembre del 1918, sono passati novant'anni e la vecchia capitale longobarda intende celebrarli con una mostra documentaria e la pubblicazione di questa sorta di diario del periodo in cui Rognoni fu internato nel campo di Celle. Un campo di prigionia dove erano rinchiusi gli ufficiali e gli intellettuali (Rognoni condivise la sorte di recluso insieme con scrittori come Emilio Gadda e Bonaventura Tecchi e artisti come Francesco Nonni).

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