Anna Galiena, un’ottima rockstar decadente

Giovanni Antonucci

Diva di Charles Laurence, in scena al Teatro Vittoria di Roma, è una commedia che vuole rappresentare una delle tante nevrosi della nostra epoca: l’illusione della perenne giovinezza, raggiunta con la cancellazione dei veri dati anagrafici. Un tema interessante e raramente affrontato dalla drammaturgia recente che, però, l’inglese Laurence, drammaturgo di successo per interpreti del talento di Maggie Smith, utilizza con disinvoltura per rappresentare la vita di una rock star ormai stagionata, ma ossessionata dal veloce trascorrere del tempo. L’unica strada, allora, è inventarsi una sorella assai più vecchia e munirsi di documenti falsi. Se, però, questo spunto di partenza sembra promettere molto, poi la commedia prende la strada del ritratto del mondo che circonda Argentina Ring: l’agente disonesto, l’amante calciatore, che sfrutta la situazione per far lievitare il suo ingaggio, l’amica alcolizzata, un tempo famosa cantante di blues, una segretaria che vanta improbabili trascorsi di ballerina classica, un biografo impiccione e che vuole conoscere i veri dati anagrafici di Argentina.

Situazioni quasi sempre prevedibili, che la regia di Attilio Corsini, nella scena sontuosa di Uberto Bertacca, mette però al servizio di Anna Galiena, sorprendente per estro e fantasia nello sdoppiarsi in due personaggi fra loro antitetici. Accanto a lei Viviana Toniolo impersona con deliziosa ironia la segretaria-governante, mentre gli altri interpreti si difendono con collaudato mestiere.

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