Un anno di bombe Sono almeno cinque quelle "firmate"

Il primo attentato nell’aprile 2007 poi una lunga serie di azioni dimostrative nei luoghi di culto e anche una telefonata al "Giornale"

Un anno di bombe Sono almeno cinque quelle "firmate"

Quella che va dalla primavera 2007 fino all’altra sera, 9 aprile 2008, segna forse la stagione più «calda» per i centri culturali islamici tra Milano e provincia. Un periodo - che raggiunse il suo culmine tra luglio e agosto 2007 - costellato da piccoli attentati (11 in tutto) messi a segno con ordigni di fattura artigianale. Azioni, almeno in apparenza, concepite più per intimidire che per fare gravi danni e guidate da una logica certamente più «dimostrativa» che distruttiva.
Adesso che, però, la Digos attribuisce con certezza a Roberto Sandalo, il militante di Prima linea, almeno 5 di quei gesti dinamitardi (alle auto incendiate in via Passo Pordoi e a Segrate l’altra sera, infatti, devono essere sommati gli attentati del 15 aprile 2007 all’Islamic Relief e quelli del 3 febbraio e del 29 marzo scorsi in via Quaranta) non si può non ripensare in un’altra ottica a quella scia di esplosioni. E concludere che tutti gli attentati commessi da «Roby il pazzo» vennero sempre «firmati» da una rivendicazione.
Il primo attentato attribuitogli è anche cronologicamente il numero uno della lista. Si tratta delle due molotov lanciate la mattina del 15 aprile scorso davanti alla sede italiana dell’associazione internazionale «Islamic Relief» all’angolo tra via Amadeo e via Tajani. La rivendicazione del sedicente «Fronte cristiano combattente» arrivò al centralino dei vigili del fuoco. Un gesto simile si ripeté circa due settimane più tardi, nella notte tra il 2 e il 3 maggio, quando una molotov colpì la sede nazionale della Coreis (Comunità religiosa islamica) di via Meda, ma non ci fu mai una rivendicazione.
Dal 20 luglio al 10 agosto, quindi, furono ben tre gli episodi simili capitati davanti alla moschea di Segrate (7 agosto, il più grave: l’auto del vice imam Hamid Zariate venne distrutta dalle fiamme, ndr) e al piccolo centro islamico di via Crivellino ad Abbiategrasso (20 luglio e 10 agosto). In mezzo (15 agosto) due molotov davanti alla moschea di Brescia. Poi più nulla. Fino al 24 ottobre, quando l’ennesima molotov esplode ad Abbiategrasso. Anche qui nessuna rivendicazione.
Segue un altro lungo periodo di silenzio dopo il quale altri due ordigni rudimentali scoppiano, nella notte tra il 2 e il 3 febbraio, davanti al centro islamico di via Quaranta. In questo caso la «firma» giunge al nostro quotidiano. «Rivendichiamo gli ordigni esplosi questa notte all'1.01 alla moschea di via Quaranta», dichiara un uomo al telefono. Che però non aggiunge altro e non nomina alcuna sigla.

Ed è proprio questo l’altro attentato attribuito dagli investigatori a Sandalo. Ritenuto responsabile anche del successivo, avvenuto sempre in via Quaranta, quando «Roby il pazzo» bruciò un’auto e rivendicò il gesto con una telefonata al quotidiano Libero.

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