Politica

Un anno e mezzo in orfanotrofio per una lite legale

L’incredibile vicenda del piccolo Liam McCarty è iniziata due anni e mezzo fa. Il piccolo, che oggi ha otto anni, è figlio di un cittadino americano e di un’italiana. Una sentenza americana giudicò allora la madre, Manuela Antonelli «inadatta» e sofferente di «disordini della personalità». Liam era dunque stato affidato al padre. Ma la mamma, secondo la ricostruzione di McCarty, dopo la decisione del giudice è «scappata» da Manhattan per rientrare a Roma portando con sé il bambino. In seguito anche la giustizia italiana avrebbe giudicato la madre «inadatta» e ora, in attesa di un chiarimento definitivo della vicenda, del bambino si starebbero occupando i servizi sociali italiani. È attesa per questo mese una decisione del Tribunale dei minori di Roma sul caso del piccolo Liam. Intanto, si è intensificata in questi giorni la campagna mediatica messa in moto dal papà per riportare negli Stati Uniti il bimbo. «Liam needs our help» si legge sul sito (www.saveliam.org) allestito da Michael McCarty per portare alla ribalta la vicenda familiare e mobilitare l’opinione pubblica. Nella battaglia legale, l’uomo è stato accusato dalla moglie di presunti abusi sessuali nei confronti del piccolo, poi smentiti dagli inquirenti.

Secondo quanto si è appreso da qualificate fonti, dopo l’intervento della giustizia italiana sul caso, il bimbo sarebbe stato affidato dapprima a una casa-famiglia e successivamente ai nonni materni con i quali tuttora vivrebbe, in attesa, appunto, di una decisione definitiva sul suo destino.

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