Un anno dopo, Milano «capitale» dell’indulto

Il vicesindaco: «Nel 2006 denunce in crescita: si è passati da 224 a 272 ogni centomila abitanti»

«Tana-libera-tutti». Niente ironia, è il titolo del recente Rapporto Eurispes sull’indulto, il provvedimento varato l’estate scorsa a larga maggioranza dal Parlamento. Un anno dopo, Milano fa i conti con una delle decisioni più discusse e impopolari del governo Prodi: ed è guerra di numeri sui beneficiari e sul conseguente impatto sociale una volta usciti di prigione. Secondo l’Istituto di studi, alla Lombardia spetta il primato nazionale con 3.462 detenuti liberati, pari al 14,1 per cento del totale nazionale, che ammonta a circa 25mila scarcerazioni. Solo a Milano nei tre istituti penitenziari di S. Vittore, Bollate e Opera, hanno goduto dello sconto di pena un migliaio di soggetti. Ad accendere la miccia è l’assessore alla Sicurezza Riccardo De Corato nonché deputato di An, il quale si appella ad altri numeri, quelli del Viminale sulla criminalità. «Nel 2006 qualcosa è cambiato, visto che le denunce sono tornate a crescere, da 224 a 272 ogni 100mila abitanti. Ciò si spiega con l’effetto dell’indulto - argomenta De Corato -. Hanno liberato dalle galere un numero esorbitante di persone. Il risultato è che oggi Milano è una delle città più rapinate d’Italia». Secondo il ministero dell’Interno, invece, tra il 2004 e il 2005 le rapine erano in calo. «E così i cittadini pagano la crescita della criminalità predatoria».
Il punto, allora, è stabilire «l’indice di recidiva», cioè la frequenza con cui i beneficiari dell’indulto sono ricaduti in errore vedendosi spalancare di nuovo i cancelli del carcere. Le statistiche per Milano rilevano il 12 per cento di «cavalli di ritorno», appena sopra la media italiana. Da sinistra levate di scudi in difesa di un «provvedimento tanto giusto quanto necessario per razionalizzare il sistema carcerario milanese», mentre è materia per un nuovo atto d’accusa da parte di De Corato: «Basta leggere la cifra al contrario: vuol dire che molti di quell’88 per cento in libertà non sono ancora stati fermati. Al contrario di quanto vorrebbero far credere, questo dato non rappresenta un alto numero di reinseriti».
A frenare le dichiarazioni del vicesindaco ci pensa Alberto Garocchio, consigliere comunale di Fi e presidente della sottocommissione carceri. «L’approvazione dell’indulto è stata dolorosa, ma dettata dall’emergenza per l’affollamento delle strutture. È sbagliato, comunque, confondere i dati sull’indulto con quelli sulla criminalità predatoria. Milano ha saputo gestire bene la fase più critica delle scarcerazioni, offrendo alternative per chi è a rischio». Luigi Pagano, direttore delle carceri lombarde, spinge per «combattere il pregiudizio verso l’indulto. Grazie alla sinergia tra terzo settore e istituzioni siamo riusciti a rendere meno traumatico il rientro in società dei condannati».

Dello stesso avviso la responsabile dei Servizi Sociali Mariolina Moioli, che giusto un anno fa aveva chiesto al governo assistenza adeguata e adesso provvede autonomamente annunciando «la costituzione di un gruppo di lavoro per l’affidamento di servizi di pubblica utilità al Comune da 200mila euro».

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