Anno ventesimo

Era troppo bello per durare. Da tempo Michele Santoro stava facendo dell’ottimo giornalismo, lo stava facendo nonostante i cabaret di Travaglio e le vallette sottovuoto spinto, nonostante i sermoni di troppo e le proteste pavloviane di destra & sinistra: ma era troppo bello per durare, la temperatura si alza di due gradi e riecco il richiamo della foresta, riecco Samarcanda 1987 che sostituisce Anno zero 2007, riecco le piazze di Ruotolo, le grida beote, gli applausi ebeti, il semplicismo studentesco, il vittimismo parentale, lo Stato che ci ha lasciati soli, ci ha ucciso due volte, gli eroi e i corrotti, il Rosso e il Nero, il Nord e il Sud, la magistrata truccata da diva che lamenta che in pizzeria non l’invitano più (al Palazzaccio di Milano ancora ridono) e il magistrato io-solo-contro-il-Pianeta che davanti a milioni di persone ha la faccia di spiegare che le toghe che cercano il consenso popolare a lui non piacciono.

Una volta la regola era una fiducia religiosa nella magistratura: ora neanche più quella, lunedì l’autogoverno del Csm valuterà il caso di De Magistris, ma se dovesse punirlo o trasferirlo sarà un complotto dei poteri forti intrecciati alla massoneria deviata e carpiata con avvitamento. Andreotti, Previti, Gelli e Provolino. Vai al diavolo, Santoro.

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