Santoro dixit, 14 settembre, una decina
di giorni fa: «Sappia Berlusconi,
che continua ad agire vigliaccamente
nell'ombra...». Sappia che
cosa? Ecco: la minaccia mafiosa di Michele Santoro all'ex datore di lavoro ieri si è realizzata davanti al pubblico televisivo.
Il Mago della
Sinistra ha lavorato con tutti i suoi
cilindri, petardi, mossette, luci soffuse a
simboleggiare la sua coscienza che brilla
nella notte del popolo bue. C'erano i pirati
con l'uncino al posto del braccio, Michele
aveva il pappagallo sulla spalla, a nome
Travaglio. Il culmine è stato quando Santoro si è identificato con san Lorenzo Martire e ha attribuito a se stesso le parole del cardinal Bagnasco sul poverettocotto alla graticola dall'imperatore.
Scopriamo così che è
Michele la notte del 10 agosto a far cadere
le stelle dal cielo. Misa che si sopravvaluta
anche come martire.Vauro riesce a giocare anche con le bare dei nostri soldati in Afghanistan
avvolte dal tricolore. Che pena.
È stato un atto di guerra (in)civile quello
accaduto ieri sera su Rai 2, prima puntata
di «Annozero». A dire la verità ci aspettavamo di più,
si dev'essere ammosciato. È stata
un'aggressione annunciata per tempo,
come il fulmine dopo il tuono. È stato un
putsch guatemalteco in età elettronica. Si
sa che i golpe ormai non si fanno con i carri
armati ma occupando postazioni pubbliche
per imporre la propria forza di minoranza,
giustificando il sopruso con la propria
presunta superiore moralità. Così ieri
sera Michele Santoro, accompagnato dal
parere favorevole -ma guarda un po' il caso-
della magistratura, si è impadronito di
nuovo della navicella del popolo televisivo.
È bravo.
Efficace. Ha successo. Lo
guardiamo tutti, anche perché
i gatti spiaccicati attirano sempre
lo sguardo. E lui è e la sua
squadra sono specialisti nello
spiaccicare la gente sull'asfalto
del loro linciaggio pubblico. Lo
guardano tutti, il Michele. Ma
anche Vallanzasca, detto il bel
René,funzionava bene nelle rapine,
era molto professionale.
Michele, con professionalità,
rapinala buona fede e pure il canone.
Parte da un postulato
non dimostrato: in Italia non
c'è libertà. E si contraddice subito.
Scrive che Il Fatto (réclame
gratis) raddoppia la tiratura in
due giorni, «gli facciamo gli auguri
». Complimenti.
Titolone: «Farabutti». Si comincia
lasciando la voce al lamento.
Esordisce il Conducator:
«State tranquilli, c'è Travaglio,
senza contratto ma sistemeremo anche
quello». Poi dà
voce a Berlusconi: «La Rai...tutte
trasmissioni sempre e solo
contro la mia parte politica, siamo circondati nella politica nella stampa e nella
televisione da
troppi farabutti». Lo impana come
una cotoletta. È la famosa
tecnica del blog. Si ritaglia e si
incolla deformando, costruendo grugni grotteschi con parole
vere. Ma questo va bene se si
chiama satira, se no diventa falsificazione.
Quindi tocca lo stesso
servizio a Renato Brunetta:
«L'Italia sporca, i cattivi dipendenti pubblici,
i cattivi magistrati,
le cattive banche, quelli che
vivono sulle spalle della prima
Italia che rischia. Gli stiamo facendo un mazzo così,
certoc ulturame
parassitario, che sempre ha sputato sentenze contro
il proprio Paese... non hanno
mai lavorato per un'Italia migliore.
Fai bene a chiudere il rubinetto dei fondi pubblici,
Sandro Bondi,
ai parassitidei teatri
lirici, ai finti cantanti, ai finti scenografi...
a lavorare!».
Be’,popolaresco,
ma ben detto. E che fa
Santoro? Un colpo di genio. Abilissimo Santoro.
Si fa assumere
in cielo dalla Chiesa. Cita il cardinal Bagnasco
difensore della
«coscienza». E chi è la coscienza?
Ma sì, dài che lo sappiamo
tutti: è lui, il Santoro. Cita ancora
Bagnasco: «All'imperatore
Lorenzo dice no». È la predica
di Bagnasco riferita a San Lorenzo,
San Lorenzo Martire. Masi
capisce che pensa a se stesso, a
San Michele, a San Travaglio,
martiri. Non aveva un contratto
della Rai, San Lorenzo, era
piuttosto perseguitato, ma fa
niente, sono particolari.
Tocca a Franceschini. Domanda:
«C'è un pericolo per la
libertà di stampa?». Come si vede
un quesito duro, che mette
in ginocchio Franceschini. Risposta:
come ve la immaginate,
cioè tutta colpa di Berlusconi,
proprietà di Berlusconi delle tivù,
uno scoop. Accusa Berlusconi:
«Intimidazione, sta intimidendo
gli imprenditori perché
non diano pubblicità a Repubblica.
Ci dev'essere una forte
mobilitazione per la libertà
di stampa. La battaglia per la libertà di stampa dev'essere senza colori
». In effetti lui la spinge
verso il grigio topo, Santoro va
verso il rosso,diciamo un rosso
noioso.
Anche l'amico Mario Giordano
è trattato come già capitò a
Veronica.
La sua faccia si trasforma in cartone animato e gli
appaiono vicino le parole del
suo editoriale d'addio al Giornale,
recitato come sputasse addosso a Feltri.
Il quale spiega pacatamente
come abbia dato
una notizia su Dino Boffo, e
non abbia offerto dossier, ma
spiegato una sentenza per molestie
a sfondo sessuale, grazie
a una fonte affidabile. Che qualcuno smentisca se è capace.
Risposta
non ci fu. Ma qualsiasi
cosa dici lì che non sia secondo
la volontà di Casa Santoro e San
Travaglio, sei infilato nell'acido
muriatico. Di solito prendono
in giro Giordano per la sua voce.
Stavolta lo doppiano con voce viriloide,
come fosse un coro
greco.
Pensavamo fosse una puntata
contro il Berlusca, ma alla fine si scopre che il bersaglio preferito è Feltri.
Infilzato secondo
antica tecnica da quelli che passano
per berlusconiani. Così
Michelazzo usa Filippo Facci,
finto puro della destra, come il
prezzemolo per il suo polpettone di calunnie.
Contro chi? Feltri.
Dev'essere lui che impedisce
la libertà di stampa, l'unico
che aumenta la vendita di giornali,
e così porta via le copie agli
altri, ohi ohi.
Quindi MarcoTravaglio. Mescola
frasette su ragazze e festini,
Silvio e Massimo, infine il favoloso
gioco di parole su
«pulp»e«palp». Bravissimo,un
genio bollito, con la maionese
sarebbe anche gradevole. Giorgio
Bocca arriva a 89 anni e ci
comunica che invece di temere
la morte ha paura di Feltri.
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