Roma

«Annullate le elezioni nel XVII municipio»

Massimo Malpica

Schede prelevate per ore e poi riportate ai seggi in ossequio a un misterioso ordine non scritto, verbali lasciati in bianco come il peggiore dei compiti in classe di uno scolaro impreparato (e impunito), centinaia di voti che paiono svaniti nel nulla, tabelle riassuntive così ricche di note a margine da sembrare brogliacci informali più che documenti ufficiali. E, su tutto, l’avvilente impressione che il diritto di voto, nella due giorni elettorale di fine maggio, sia stato negato a più d’uno tra i residenti nel XVII municipio.
Un’impressione ora tradotta in un ricorso al Tar e in un’interrogazione presentata dall’ex ministro Francesco Storace al titolare del Viminale lo scorso 19 ottobre. Obiettivo, fare luce sui pasticci nelle operazioni elettorali, negli scrutini e nei conteggi per il rinnovo del parlamentino della Circonvallazione Trionfale. Tanti, troppi secondo il «Comitato per la difesa della sovranità popolare», che ha così deciso di chiedere chiarezza rivolgendosi alla giustizia amministrativa. Il ricorso sarà discusso oggi in udienza pubblica presso la II sezione B, e punta il dito su vari aspetti quantomeno anomali delle ultime consultazioni nel municipio XVII. Non si tratta di dettagli. Vengono contestati i verbali di 22 sezioni sulle 68 totali, chiedendo l’annullamento delle operazioni di voto e della proclamazione degli eletti. Anche la corsa per la presidenza, vinta dalla «rutelliana» Antonella De Giusti sul minisindaco uscente Roberto Vernarelli, dell’Udc, sarebbe da rifare. È l’ultimo capitolo di un’elezione nata sotto una cattiva stella: nel XVII municipio, come ricorda il ricorso, le operazioni di voto cominciarono con ore di ritardo a causa delle schede stampate male (ma alla fine si votò con quelle): mancava la linea tratteggiata accanto al simbolo di «Amore per Roma».
Ora spuntano dettagli decisamente più inquietanti. Un esempio? Il verbale della sezione 1766 è in bianco. «Su 958 iscritti nelle liste di sezione non sono stati attribuiti voti alle liste e ai candidati consiglieri, e resta difficile comprendere - si legge nel ricorso - come siano stati attribuiti ai candidati presidenti». Quel documento indica solo i votanti totali, 677. Infatti nella tabella riepilogativa compilata dall’Ufficio elettorale centrale, al posto delle varie preferenze per lista della sezione 1766 si legge un laconico «non risulta nulla dai verbali». Curiosamente, però, alla pagina che riepiloga i voti per i candidati presidente c’è un’altra, curiosa nota a margine: «Manca ogni indicazione nel verbale. I voti sono stati rilevati dalle tabelle di scrutinio incomplete». Ed ecco spuntare 359 voti per De Giusti, 298 per Vernarelli e 653 totali, desunti chissà da cosa. Perché, ricorda il ricorso, le tabelle di scrutinio per legge servono solo a verificare i voti indicati nei verbali, non a replicare, nell’ufficio centrale, lo scrutinio «non pervenuto» che spettava alla sezione: eppure anche in altre 4 sezioni i voti sono stati rilevati dalle tabelle per le imprecisioni nei verbali. Qualcuno ha contestato ai presidenti e ai segretari dei seggi «colpevoli» queste gravi irregolarità? Non le uniche, d’altronde. Nella sezione 1770, per fare un altro esempio, è avvenuto un miracolo: si sono presentati alle urne in 776, ma i voti validi sono stati 1060. Alla faccia della certezza dei risultati.

E della sovranità popolare.

Commenti