Ha aperto la porta al suo assassino, ha atteso sul pianerottolo che salisse le tre rampe di scale, poi quando se lè trovato davanti ha capito che non era una visita di cortesia. Luomo ha estratto una pistola calibro 7.56 e le ha vuotato contro il caricatore: sette colpi tutti a bersaglio. Maria Spinella, avvocato penalista di 31 anni, si è afflosciata senza un lamento. I vicini sentono le detonazioni e chiamano il 112, ma quando arrivano i soccorsi la donna è ormai spirata.
Adesso i carabinieri stanno rimettendo insieme le varie tessere del mosaico per venire a capo del delitto, anche se quasi sicuramente il movente non va ricercato nella sua attività professionale ma nelle sue «relazioni pericolose». Era agli arresti domiciliari per una storia di droga. Pare certo che Maria abbia ricevuto delle intimidazioni. Le ultime proprio questa settimana. Giorni fa i carabinieri si erano recati al suo appartamento di Segrate per il controllo di routine del rispetto degli arresti domiciliari e avrebbero notato tre proiettili davanti alla porta del suo appartamento. Sarebbero in corso accertamenti per verificare la compatibilità di questi con quelli usati per lomicidio.
Figlia di gente bene di Messina, con una sorella medico, Maria si laurea in legge ma anziché al codice si dimostra subito affascinata ai criminali. Collezionando con «eccessiva leggerezza» amicizie stravaganti, spesso con i suoi assistiti. Come quella volta che si mise a flirtare con un albanese rinchiuso nel centro di via Corelli.
Ma tutto il suo comportamento del resto denotava una superficialità e una immaturità poco adatte alla sua età e al suo ruolo. Come quella volta che in aeroporto si rese conto che non avrebbe mai fatto in tempo a prendere il volo. E non riuscì a escogitare nulla di meglio che chiamare il 113 per annunciare una bomba. Lo scalo fu bloccato, intervennero gli artificieri e gli esperti dellantisabotaggio. Per poi scoprire che la telefonata era partita dal suo cellulare. «Con noi - commenta un investigatore - se lè cavata con una denuncia a piede libero, in altri ambienti invece due colpi in testa non te li risparmia nessuno».
Ai primi di ottobre finisce persino in galera. Viene infatti fermata a Rapallo dalla polizia in auto con il suo compagno, un pregiudicato di 50 anni. Ma insieme a lui i poliziotti scoprono nellabitacolo anche 150 grammi di cocaina, altri 250 nella sua abitazione, in via Trieste 7 a Segrate. I due fidanzati finiscono dietro le sbarre, e mentre il balordone ci rimane pure, lei, incensurata, dopo tre giorni riesce a ottenere i domiciliari. E anche questa volta dimostra di prendere tutto con troppa faciloneria: gli agenti infatti la ricordano sorridente e pronta a scherzare sullarresto, quasi fosse una divertente avventura da raccontare agli amici.
Ma che non ci fosse tanto di ridere e forse se ne stava accorgendo anche lei, se è vero quel che raccontano i vicini dello stabile di corso Buenos Aires dove aveva lo studio: grida e litigi continui e infine la porta a vetri mandata in frantumi. A marzo la donna si trasferì in zona Piola, non prima di aver raccomandato al suo ex portiere di non dare a nessuno il nuovo indirizzo.
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