Arcimboldi, privati cercansi per musical, pop e jazz

Il Comune: «Contatti con una grande società disposta a spendere un milione l’anno»

Arcimboldi, privati cercansi per musical, pop e jazz

Un’idea che ritorna. Gli Arcimboldi aperti con una programmazione colta, ma non di élite. I grandi musical che riempiono le sale di tutto il mondo, maestri del jazz o grandi pop star a loro agio anche negli spazi più stretti di un auditorium. E poi, ovviamente, molta musica classica e opera nella tradizione scaligera da offrire come alternativa alla programmazione del Piermarini che, con la prossima stagione, tornerà a pieno regime e anzi porterà le sue rappresentazioni a ben 210. Un progetto che potrebbe concretizzarsi presto se, come racconta Gabriele Albertini, un partner privato confermerà la sua disponibilità a coprire i costi per almeno un anno e mezzo. Il tempo sufficiente per raccogliere e mettere d’accordo soci pubblici e privati, stendere lo statuto e dar vita alla Fondazione Arcimboldi.
«Per ora ci sono dei contatti - spiega il sindaco -. Una grande società internazionale che organizza in Europa e in America grandi spettacoli. Musical come il Fantasma dell’opera, Notre dame de Paris, Cats. Sarebbero disposti a impegnarsi con un milione di euro all’anno». Evitando la chiusura temporanea di una sala da 2.500 posti, la più grande per spettacoli lirici d’Europa dopo l’Opera-Bastille e l’Auditorium di Roma che, anche sprangata, costa 100mila euro al mese. «Agli Arcimboldi - ricorda Albertini - va il grande merito di aver saputo ampliare il pubblico scaligero del 20 per cento, avvicinando alla musica e alla lirica i giovani. Un gradimento e una soddisfazione dimostrati concretamente anche dalla presenza del pubblico in una sala che, benché conti 500 posti in più di quella del Piermarini, ha registrato un tasso medio di occupazione del 90 per cento. Sono 900mila spettatori, più di due volte una città come Bologna».
«La costituzione della Fondazione Arcimboldi prosegue spedita - assicura l’assessore alla Cultura Stefano Zecchi -. Servono dei tempi tecnici, ci vorranno due passaggi giunta-consiglio, consiglio-giunta.

Stiamo lavorando su due punti, la presenza dei soci nell’assemblea e l’accoglimento dei soci privati. Regione, Provincia, Comune e Fondazione Scala già ci sono, vediamo gli altri. L’anno prossimo? Sarebbe bene che il teatro restasse aperto. Ma non è il Comune che deve fare l’impresario».

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