Arrivata la decisione del governo. Il sindaco: «Un atto che sblocca fondi»

Il presidente della Regione e il commissario straordinario per la sanità avranno lo stesso volto e lo stesso nome. Lo ha deciso il Consiglio dei ministri, che ha messo nelle mani di Piero Marrazzo i poteri necessari per attuare il piano di rientro e guarire le mille ferite del settore. E la cura non sarà certo a base di cerotti e di bende, visto che il governatore del Lazio ha chiesto trasferimenti per cinque miliardi di euro per ripianare il deficit, che oggi ammonterebbe a circa dieci miliardi, praticamente il doppio. Proprio il sostanzioso movimento di fondi collegati alla nomina ha spinto Gianni Alemanno a parlare di un «atto molto importante», che «permette di sbloccare i flussi di cassa» e di portare benefici evidenti non solo a livello regionale, ma fino in Campidoglio. Non a caso tale provvedimento era nell’aria già da un po’ di tempo, da quando cioè il governo aveva eliminato per decreto l’incompatibilità della carica ad acta con quella di amministratore regionale.
Ieri Marrazzo, dopo i colloqui con i ministri Tremonti e Sacconi e tutto il Cdm, ha scelto la via della prudenza e non si è sbottonato più di tanto, optando per una posizione interlocutoria «in attesa di leggere il provvedimento». Chi invece il documento lo ha letto subito è il senatore Cesare Cursi: «È la sintesi di tre anni di fallimenti - ha commentato - ci sono voluti dodici punti per elencare tutti gli aspetti su cui ora bisogna intervenire».
Le reazioni, ed era inevitabile, sono state numerosissime. Se non si sono levati eccessivi plausi da parte dello schieramento di Marrazzo, sul fronte opposto le opinioni sono apparse nel complesso discordanti. Domenico Gramazio, vicepresidente vicario della commissione Sanità del Senato e il consigliere regionale Tommaso Luzzi hanno approvato la decisione, auspicando che il commissariamento sia esteso «all’intero sistema del Lazio, nominando anche presso l’assessorato personalità di professionalità provata». Mentre Luigi Celori di An ha detto che il governo ha messo il presidente «di fronte alle sue responsabilità», a cominciare dalla scelta dei direttori generali, «la gran parte dei quali si sono dimostrati incapaci» di svolgere il loro mandato.
L’Ordine dei medici del Lazio ha accolto con prudenza l’annuncio del doppio incarico per il governatore, auspicando che il suo staff venga ora formato da tecnici e che sia «dotato di ottime capacità manageriali». L’associazione Codici, invece, ha messo da parte ogni eufemismo parlando di una mossa «inutile e dannosa», che «manifesta l’incapacità di dare risposte». «Stemperare questo commissariamento affidando a lui la guida della sanità collassata - ha chiosato Fabio Rampelli, deputato del Pdl - significa emulare tristi episodi già conosciuti, come quello di Bassolino chiamato a risolvere l’emergenza-rifiuti in Campania». Sulla stessa linea il presidente del gruppo di Forza Italia alla Regione, Alfredo Pallone, che però non nega all’avversario politico un segnale d’apertura: «Questa nomina equivale al fallimento del piano di rientro del deficit della Giunta. Non ci sottrarremo a una politica condivisa e ci batteremo per tutelare il diritto alla salute dei cittadini».


Chi sceglie la strada dell’ironia è Fabio Desideri, consigliere alla Pisana della Rosa per l’Italia: «Il giallo del debito da estinguere, ovvero il rosso dei conti della sanità, rappresenta un caso troppo intricato per il nuovo commissario, un segugio di certo non politicamente esperto, come testimoniano impietosamente i tre anni in regione». Mentre il capogruppo di Alleanza nazionale alla Pisana, Antonio Cicchetti, ha rilevato che «sono finiti in cenere i proclami di Marrazzo in ordine al controllo e all’oculatezza della spesa sanitaria».

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