Mentre sabato pomeriggio al corteo per «la pace e la giustizia in Medioriente sinnalzavano striscioni e sinneggiavano cori allantisionismo e al boicottaggio di Israele («Olmert a morte»), una musica ben diversa e melodiosa echeggiava ieri mattina dalla sala delle Otto Colonne di Palazzo Reale, dove è in corso la mostra «Israele Arte e vita 1906-2006», fino al 7 gennaio (www.israelearte.org).
Davanti a un pubblico eterogeneo, pacato e soprattutto civile, si è svolto il concerto Omanùt BaMusika «Arte nella Musica», uno dei numerosi appuntamenti della rassegna. Dopo lesibizione della cantante Yael Zvi, accompagnata dal pianista Tal Blecharovich, il pubblico ha potuto visitare la mostra nello spazio attiguo. «Possiamo far vedere ai media il vero Israele, diverso da quello demonizzato nelle piazze e che non esiste», ha dichiarato Andrea Jarach, editore e presidente dellAssociazione Ponte Azzurro, che in una lettera aperta aveva già espresso le perplessità e i timori della comunità ebraica circa leffettiva volontà di rilanciare «rispetto reciproco, dialogo e cooperazione» da parte dei partecipanti al corteo. «La risposta migliore al facile pacifismo di chi non conosce e non vuole conoscere la storia e prendere atto della minaccia esistenziale che dopo 60 anni dal nazismo ancora pende sul popolo ebraico intero attraverso le parole dellislamismo più militante - ha spiegato leditore -, è poter fornire allopinione pubblica occidentale gli elementi non deviati della propaganda e dai media che spesso usano limmagine più efficace per suscitare la commozione, dimenticandosi il principio di causa effetto».
Lidea di Jarach è stata dunque di lanciare un «Israele Day al contrario», invitando tutti a partecipare a Palazzo Reale, «perché una mostra affollata di visitatori deve essere la risposta ai nemici di Israele».
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