Filippo Sorcinelli: quando il sacro diventa arte multisensoriale

Filippo Sorcinelli, sarto dei Papi e creatore di profumi d’arte, intreccia musica, moda e spiritualità in opere che trasformano il silenzio e la memoria in un’esperienza multisensoriale.

Filippo Sorcinelli: quando il sacro diventa arte multisensoriale
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Un artista poliedrico, capace di coniugare sartoria liturgica, musica, fotografia e profumeria d’arte: Filippo Sorcinelli si muove al confine tra eleganza spirituale e contaminazione contemporanea.

Nato a Mondolfo, nelle Marche, si è formato tra arte e musica fino a diventare sarto liturgico dei Papi e organista raffinato. Nel 2001 fonda il suo primo atelier, trasformando i paramenti sacri in opere di alta moda, mentre nel 2013 dà vita al suo brand di profumi, portando la spiritualità nel linguaggio dell’olfatto. Le fragranze diventano racconti che intrecciano memoria, dolore e bellezza.

Le sue opere sono state esposte in luoghi simbolo, come la Pinacoteca Ambrosiana di Milano, in dialogo con i maestri del Rinascimento, ma soprattutto rappresentano un viaggio interiore, un continuo tentativo di dare forma sensibile all’invisibile. Abbiamo incontrato Filippo Sorcinelli per parlare di arte, silenzio, memoria e del ruolo dell’artista oggi.

Filippo, chi è oggi l’uomo dietro l’artista?

“Credo di essere sempre lo stesso uomo che tanti anni fa entrava nella piccola chiesa di Mondolfo, accompagnando mia madre mentre la puliva. Gli anni passano, ma conservo quella semplicità, cercando di vivere ogni cosa con naturalezza”.


Qual è stato il momento in cui ha capito che sarebbe diventato un artista?

“Forse proprio in quelle chiese. Il profumo dell’incenso, la musica, gli arredi sacri: tutto mi ha travolto, accendendo in me un fuoco che non si è mai spento”.

Dalla musica alla sartoria, fino ai profumi: cosa unisce queste forme espressive?

“La coerenza. Sono sfaccettature diverse di un unico linguaggio che si incastra perfettamente e racconta chi sono”.

Se dovesse definire l’essenza della bellezza, quale sarebbe secondo lei?

“La verità. Nient’altro riesce a essere così potente e così necessario”.


Il silenzio e l’ascolto che ruolo hanno nella creatività?

“Sono fondamentali. Silenzio, ascolto e vulnerabilità sono forze che si nutrono l’una dell’altra”.


C’è un abito che considera un punto di svolta nella sua carriera?

“Sì, quello realizzato per la ricognizione di Celestino V. Un’esperienza che mi ha segnato profondamente, aprendo anche la strada a produzioni future”.

La moda è più estetica o linguaggio?

“È espressione. È un modo per dire ciò che non può essere detto a parole”.


Come nasce un suo profumo?

“Ogni fragranza nasce dalla ricerca dell’unicità, che diventa segno e memoria”.


Se dovesse descrivere con una fragranza un momento della sua vita, quale sarebbe?

“Senza dubbio il primo profumo. È stato la porta verso lo studio dell’olfatto e verso una sinestesia tra i sensi”.


C’è un’opera la rappresenta di più?

“Il manto creato per la Cattedrale di Notre-Dame a Parigi. Un’opera pensata per la venerazione della Corona di Spine, esposta anche alla Pinacoteca Ambrosiana”.


Ha vestito tre Papi. Che impressione ha dell’attuale Pontefice?

“Credo sia l’uomo giusto al momento giusto. Papa Leone XIV (il suo nome da cardinale era Robert Francis Prevost) ha riportato la Chiesa a una dimensione verticale, necessaria e lontana dal mondo”.


Quale messaggio lascia a chi la scopre per la prima volta?

“Che l’arte ha bisogno dell’uomo, e l’uomo ha bisogno dell’arte.Solo in questo scambio reciproco possiamo ritrovare senso e verità”.

Filippo Sorcinelli è un artista che non si lascia rinchiudere in una definizione.

Dalla sartoria liturgica ai profumi, dalle installazioni alle partiture musicali, ogni gesto è un tentativo di far emergere la spiritualità nascosta nelle cose. Un’arte che non si limita a essere vista, ma che si ascolta, si respira, si tocca, trasformandosi in esperienza multisensoriale e profondamente umana.

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