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I fratelli Crivelli, il Polittico e la loro macchina pittorica

In mostra in Sala Alessi il capolavoro del Rinascimento raccontato ai visitatori dagli storici dell'arte di "Civita"

I fratelli Crivelli, il Polittico e la loro macchina pittorica
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Se ne stava impacchettato in fondo alla chiesa di San Martino Vescovo, nel centro storico di Monte San Martino, un Comune di nemmeno 700 abitanti in provincia di Macerata, accanto al fiume Tenna e affacciato sui Monti Sibillini. Il meraviglioso scintillante Polittico di Monte San Martino dei fratelli Carlo e Vittore Crivelli era a terra, smontato, perché quell'area è ancora terremotata. Ora lo possiamo ammirare, ricomposto in tutte le sue dieci tavole, in Sala Alessi di Palazzo Marino in un allestimento che gli rende giustizia.

È il protagonista della grande mostra di Natale che ogni anno ospita nello storico salone di rappresentanza del Comune un capolavoro in prestito: anche questa volta lo si potrà ammirare gratuitamente fino all'11 gennaio (con storici dell'arte coordinati da Civita ad accompagnare nella visita). L'allestimento, firmato da Corrado Anselmi, presenta all'ingresso, in un ambiente quasi buio, una sorta di «libreria luminosa» che propone una sequenza di immagini in alta definizione dei dettagli del Polittico. L'intento, come dicono gli organizzatori (comune, Arcidiocesi di Fermo, Intesa Sanpaolo), è quello di «educare lo sguardo» del visitatore che può soffermarsi su particolari, opportunamente ingranditi, dell'opera. Ma è superata l'installazione, girando nella nicchia retrostante dove svetta l'opera, allestita come se fosse su un altare, che il Polittico si prende la scena.

Siamo davanti a una macchina pittorica complessa e raffinata, come ci spiega Giovanni Morale che con Marcello Smartelli, ha curato la mostra (il catalogo è edito da Allemandi).

L'opera è speciale non solo per la sua provenienza, ma anche perché è l'unica che porta la doppia firma dei fratelli Carlo (il più noto) e Vittore: pare che il primo, molto richiesto, abbia lasciato il Polittico incompleto e che la comunità locale del tempo, dopo anni, abbia chiamato il fratello a completare il lavoro. La mano di Carlo è evidente nella Santa Caterina, nel San Martino e nel San Michele mentre Vittore, pittore più rigido, ha firmato altre parti, come la Madonna.

I due, originari di Venezia, lavorarono molto nelle Marche, terra ricca di committenze: siamo alla fine del Cinquecento, il Polittico è infatti datato 1490, eppure in provincia va di moda questo Rinascimento che pare un gotico internazionale con il fondo tutto dorato, i volti raffinati e allungati, le vesti elaborate e la cornice sfarzosa. Crivelli è stato un maestro di questo Rinascimento goticheggiante ed è stato riscoperto e apprezzato solo secoli dopo (in Inghilterra ha ispirato i Preraffaelliti, ad esempio). Milano è poi una città particolarmente «crivellesca»: fu Napoleone che nel 1809 aprì la Pinacoteca di Brera perché voleva un grande museo nella città all'epoca capitale del suo regno, a portare a Milano 400 opere da mezza Italia, tra cui diversi dipinti di Crivelli e ancora oggi Brera ne possiede una quindicina.

Oltre al capolavoro in Sala Alessi, torna anche

«Natale nei borghi» con un programma di visite guidate gratuite nei nove municipi della città alla riscoperta di santuari, pievi, chiesi e oratori con opere legate alla Natività, all'Adorazione dei Magi e alla Sacra Famiglia.

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