Morto Sebastião Salgado, ecco i 5 scatti che lo hanno reso celebre

Ecco cinque scatti (e cinque raccolte) per conoscere fino in fondo il lavoro di Salgado, fotografo brasiliano appena scomparso

Morto Sebastião Salgado, ecco i 5 scatti che lo hanno reso celebre

Sebastião Salgado si è spento all'età di 81 anni, lasciando il mondo della fotografia sotto un velo di lutto e tristezza. Nato nel 1944 ad Amorés - piccolo centro agricolo del Brasile - Sebastião Salgado ha cominciato costruire il suo stile e il suo sguardo proprio a partire dalle sue origini, dove natura e umanità avevano trovato modo di cooperare senza che l'una avesse la meglio sull'altra. Definito un fotografo umanista, Sebastião Salgado ha usato la sua lente per raccontare fatti importanti del Novecento, come la rivoluzione portoghese del '74 o le condizioni di lavoro degradanti dei lavoratori che avevano cercato un futuro migliore in Europa. Dopo aver fatto parte della cooperativa di fotografi Magnum Photos, crea nel 1994 la Amazonas Images, nella quale ha potuto dedicarsi al suo lavoro, incentrato su temi sociali e, soprattutto, umanitari. La sua arte, la sua filosofia e il suo modo di guardare al mondo hanno ispirato anche un regista del calibro di Wim Wenders che, insieme a Juliano Ribeiro Salgado hanno diretto nel 2014 il documentario Il sale della terra.

Uno degli scatti più recenti e più iconici tra quelli realizzati in bianco e nero dal fotografo brasiliano è Ashaninka, il ritratto di una ragazza indigena di nome Yara Asháninka che Salgado immortalò per la sua collezione Amazônia. Voltata di tre quarti rispetto all'obiettivo, la giovane protagonista dello scatto ha uno sguardo determinato e le labbra serrata in un'espressione dura. I simboli presenti sul suo volto, come si legge anche su Taschen, servono a indicare che la ragazza, estremamente giovane, non è ancora stata promessa in matrimonio. Nella raccolta Kuwait. A desert on fire si può ammirare un altro scatto famosissimo nella carriera di Salgado. Realizzata al Greater Burnham Oil Field, in Kuwait, nel 1991, lo scatto Chemical sprays protect this fire fighter against the extreme flame temperature sembra essere un quadro diviso in due metà. A destra dell'osservatore, divampa una fiamma alta e poderosa, mentre a sinistra c'è un vigile del fuoco, rappresentato di spalle, che si sta avvicinando all'incendio mentre su di lui cola una cascata di un materiale ignifugo e chimico, che Salgado aveva già sottolineato nel titolo (Chemical Sprays). Nella collezione Migrations: Humanity in Transition, si può trovare forse uno degli scatti più famosi tra quelli realizzati da Salgado nella sua carriera. Intitolato Churchgate Station e realizzato nella Western Railor Line di Bombay, in India, nel 1995, lo scatto raffigura un'umanità stipata sullo stesso binario, tra due treni in attesa. Le persone, che sembrano tutte indossare abiti bianchi o, comunque, chiari, sono talmente tante che, se si lascia spaziare lo sguardo verso i margini dell'inquadratura si potrà vedere come i corpi smettano di essere soldi e diventino invece delle emanazioni, macchie di colore, come fantasmi di un'umanità che non c'è più.

Una delle raccolte più famose del fotografo brasiliano è senza dubbio Workers, che in italiano è stata tradotta con il titolo La mano dell'uomo. In questa raccolta, dunque, è possibile trovare tutte le caratteristiche della fotografia umanista di Salgado, che non voleva immortalare l'astratto e l'evanescente, ma fermare su pellicola le condizioni dell'essere umano, le sfide quotidiane, i soprusi di una società distratta, fino alle varie emergenze per quei lavoratori che, per avere di che mangiare, erano spesso costretti a lavori degradanti o pesantissimi, che minavano quasi la loro dignità. Tra gli scatti più importanti di questa collezione, non si può non citare lo scatto realizzato nel 1996 a Cuiabá Farm, intitolato ai lavoratori brasiliani (il titolo è Brazilian Farm Workers), che mostra, come scrive il The Guardian, una moltitudine di lavoratori agricoli che, dopo aver occupato la Cuiabá Farm per mesi insieme alle loro famiglie, scoprono che le terre occupate gli vengono riconosciute di loro proprietà. Salgado li raffigura mentre festeggiano con le mani alzate e gli utensili verso il cielo: lo scatto rappresenta un momento di rivalsa, ma anche di grande unione per quei lavoratori che hanno fatto squadra comune per difendere i propri diritti.

L'ultimo scatto che ci sentiamo di citare, per ricordare il lavoro di Sebastião Salgado è North of the Ob River, lo scatto realizzato in Siberia e inserito nella collezione Genesis. La raccolta rappresenta una vera e propria dichiarazione d'amore per il nostro pianeta, alla ricerca di una natura e di un'umanità che non siano state ancora corrotte dal mondo moderno. Lo scatto realizzato nel segmento settentrionale del fiume OB, nella Penisola Jamal, è una foto che sembra essere uscita da una dimensione onirica.

Nebbia, neve e ghiaccio creano uno sfondo omogeno ma quasi fumoso, che si mischia con il cielo e con le nuvole e sulle quali uomini e animali si muovono nella loro quotidianità, in un equilibrio con la natura che sembra incredibile, proprio per le condizioni atmosferiche.

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