
Architetto di professione, divulgatore per passione. Piero Amelio è l’anima de @ilViaggiarte, un progetto nato sui social con l’intento di raccontare Roma – e non solo – con uno sguardo curioso, attento, appassionato. Lo fa da anni, senza guadagnarci nulla, con l’unico obiettivo di far scoprire al pubblico quei dettagli artistici e architettonici che spesso sfuggono anche ai romani stessi. Amelio non è una guida né un influencer: trasforma la capitale in un racconto emozionale tra meraviglie nascoste, arte vissuta e cultura condivisa.

Piero, come nasce il suo progetto e perché proprio Roma?
«Proprio perché non sono romano. Sono nato in un piccolo paese in provincia di Cosenza, in Calabria, e ho scelto di vivere a Roma a 18 anni per studiare Architettura. Da allora non me ne sono più andato. La verità è che, chi nasce a Roma, spesso dà per scontato quello che ha. Il Colosseo, per dire, ce l’hanno a portata di macchina. Io invece, che venivo da un paesino, l’ho vissuta come un sogno. E quella meraviglia non mi ha più abbandonato. Così ho cominciato a esplorare, a studiare, a raccontare».
E da lì ha sentito il bisogno di divulgare?
«Esatto. Ho sentito il bisogno di condividere quello che avevo scoperto, con semplicità, senza fare la guida turistica. È un progetto totalmente gratuito, nasce da un’urgenza divulgativa. Oggi ho 53 anni e non ho mai smesso di cercare qualcosa di nuovo da raccontare»
Ha un luogo del cuore a Roma?
«San Carlo alle Quattro Fontane di Borromini. È una chiesa minuscola, la sua pianta entra letteralmente in uno dei pilastri della cupola di San Pietro. Ma in quello spazio c’è un’architettura così complessa e carica di significati che ogni volta mi emoziona. Borromini è il mio architetto del cuore, lo ammiro da sempre».

Cosa vuole trasmettere con i suoi contenuti? Solo dettagli artistici o anche attualità?
«Entrambe le cose. Da un lato mi piace offrire quelle “chicche” che solo chi ha studiato arte riesce a cogliere. Dall’altro mi piace tenere vivo il presente: una mostra, un evento culturale, anche solo per dire “domani succede questa cosa, andateci!”. Mi interessa anche smentire l’idea che Roma sia una città dormiente. Negli ultimi cinque anni, ad esempio, vedo una vera rinascita culturale».
Qual è secondo lei un monumento troppo trascurato?
«La cupola di Sant’Ivo alla Sapienza, sempre di Borromini. È un capolavoro assoluto, ma ha orari di apertura complicatissimi. E poi il Chiostro di Santa Maria sopra Minerva: splendido, ma inspiegabilmente chiuso al pubblico. È come se alcune bellezze fossero considerate “di troppo” per la fruizione comune. Una cosa da rivedere».

Ogni tanto però esce dai confini di Roma. Perché?
«Perché Roma è ovunque. Quando vado fuori, cerco sempre un filo conduttore con la Capitale: ville romane, resti archeologici, architetture che parlano lo stesso linguaggio. @ilViaggiarte può diventare anche un progetto “Italia”, o perché no, “Europa”. Se segui le tracce lasciate da Roma nel mondo, non finisci mai».
Come definisce il concetto di arte?
«È quello scarto in più rispetto all’artigianato. L’artista è colui che ti fa vedere qualcosa che da solo non saresti mai riuscito a vedere. Come Caravaggio, che vestiva i santi con gli abiti del popolo e li mostrava coi piedi sporchi. All’epoca sembrava un pazzo, oggi lo consideriamo un genio. L’arte deve emozionarti anche se non sei esperto».
Ha mai ricevuto un riscontro particolarmente toccante dal suo pubblico?
«Una persona mi ha scritto che aveva problemi di chili di troppo e non usciva mai , seguendo i miei itinerari, ha iniziato a camminare per Roma, ha perso molto peso e ha ripreso in mano la sua vita. Non sono un motivatore, ma sapere di aver inciso così tanto mi ha commosso».
Quanto tempo dedica alla preparazione dei contenuti?
«Tantissimo. Leggo, studio, verifico le fonti. A volte basta una frase sentita alla radio per accendere una curiosità. Poi mi scrivo un canovaccio, registro, monto tutto da solo. Cerco di essere discorsivo, mai troppo accademico. È un lavoro lungo ma appassionante».
Si rifà a qualcuno in particolare? Come si direbbe a Roma un Piero Angela “de’ noantri”?
«(Ride ndr) Non mi permetterei mai. Però mi piacerebbe essere visto come una persona competente. Se poi qualcuno mi accosta a figure così autorevoli, è un onore. Ma so di avere ancora molta strada da percorrere».
Ha collaborato con enti culturali o altri creator?
«Sì, diverse volte. Con i Musei in Comune di Roma, con il FAI, con alcune guide. Di solito mi contattano loro. Queste collaborazioni mi permettono di scoprire posti nuovi e di dare visibilità a luoghi e mostre che meritano».
Questo progetto la aiuta anche nella sua professione di architetto?
«In realtà no. Fare l’architetto oggi vuol dire occuparsi soprattutto di ristrutturazioni, pratiche burocratiche. Questo progetto è il mio spazio di libertà, la mia vera passione. Se non sei una “archistar”, l’arte te la devi costruire per conto tuo».
A Roma c’è un contrasto tra passato e presente che la affascina particolarmente?
«Sì, il quartiere EUR. Il cosiddetto “stile littorio” riprende le forme dell’architettura romana antica, ma in chiave moderna. Il Colosseo Quadrato, per esempio, lo trovo potentissimo, quasi metafisico. Peccato che venga poco valorizzato per il legame con il periodo fascista. L’architettura va separata all’ideologia: è un tema su cui bisognerebbe riflettere di più».
Come gestisce l’equilibrio tra linguaggio social e rigore storico?
«Con fatica. Il formato video impone tempi strettissimi. In un minuto e mezzo devi agganciare, spiegare e chiudere. Quindi serve un linguaggio semplice, diretto, ma mai superficiale. La sfida è tutta lì».
Un sogno legato al suo canale?
«Che diventi un punto di riferimento istituzionale. Non per guadagnarci, ma per avere un riconoscimento ufficiale. Ci sono eventi che hanno avuto un triplo riscontro grazie a me: mi piacerebbe che le istituzioni lo vedessero».
Se dovesse consigliare un percorso alternativo per scoprire Roma?
«Quello della sfida tra Bernini e Borromini. Le loro chiese si fronteggiano, a pochi passi l’una dall’altra. È una narrazione nella narrazione. Da Sant’Andrea delle Fratte, passando per San Carlo alle Quattro Fontane e Sant’Andrea al Quirinale: un viaggio dentro due menti geniali che hanno plasmato il barocco romano».
Usando una proporzione analogica se le chiedo Roma sta all’Italia come il mondo sta a…? Cosa risponde?
«(Pausa…ndr) Niente! Forse sembra presuntuoso, ma non esiste una città nel mondo con lo stesso impatto storico, artistico, culturale. Atene, Parigi, Londra… tutte grandi capitali, ma nessuna con una continuità storica come quella di Roma».
L’intelligenza artificiale può aiutare a preservare il patrimonio artistico?
«Sì, ma solo se usata con intelligenza umana. Ho visto una mostra dove un’artista voleva creare immagini di donne nere con treccine, ma l’AI non ce la faceva perché nel database quel tipo non esisteva. Siamo noi a dover inserire i contenuti. Se non lo facciamo, questi strumenti rifletteranno solo i nostri limiti».
In sintesi, Il Viaggiarte è…?
«Una dichiarazione d’amore verso l’arte e verso Roma. Un tentativo quotidiano di restituire meraviglia, un dettaglio alla volta».