Artemisia e le altre, il talento non ha sesso

Una «breve ma veridica storia della pittura» e della scultura fatta da artiste donne: visto il successo di pubblico è stata prorogata fino al 6 aprile la mostra a pèalazzo Reale che, attraverso oltre 260 opere realizzate tra il XVI e il XX secolo da 140 artiste, indaga 500 anni di arte al femminile. «L’arte delle donne dal Rinascimento al Surrealismo» espone tra le altre, opere di Artemisia Gentileschi, Lavinia Fontana, Camille Claudel, Tamara de Lempicka, provenienti da musei e collezioni di 14 Paesi, tra cui il Museo Nacional del Prado, il Centre National d’Art et de Culture Georges Pompidou di Parigi, il National Museum of Women in the Arts di Washington. L’esposizione si propone, nell’Anno Europeo delle Pari Opportunità, di promuovere ed evidenziare il ruolo della donna nell’arte e di recuperare il valore scientifico, sociale e antropologico delle opere di alcune fra le più illustri artiste della storia, così come di figure meno note, ma egualmente rilevanti nel panorama creativo internazionale, nonchè analizzare com’è cambiata l’immagine della donna artista nel corso degli ultimi cinque secoli.


Il percorso espositivo che si snoda cronologicamente dalla metà del Cinquecento fino agli anni Settanta del Novecento, vuole dare spazio alla donna come artista ed a quanto, se pure numericamente inferiore rispetto agli uomini, abbia prodotto capolavori di non minore entità e certamente non marginali rispetto alla storia dell’arte nella sua totalità. Una mostra che ci spiega che l’arte non ha sesso, che la tecnica non è esclusivo appannaggio maschile.

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