Politica

Ascesa e declino di un leone finito in gabbia

Tra loro il famigerato «Alì il chimico» e l’ex vicepremier Tareq Aziz. La pubblica accusa del Tribunale prepara le istruttorie per i nuovi processi sull’invasione del Kuwait

Ali Hassan al-Majid, il cugino di Saddam Hussein, noto con il famigerato nomignolo di «Alì il chimico» per avere gasato i curdi, è il prossimo gerarca a rischiare la pena di morte nella Norimberga irachena. Assieme a lui temono l’impiccagione generali e capi dei servizi segreti sotto processo in questi giorni con lo stesso raìs per il genocidio della popolazione curda nel nord del Paese. I pezzi grossi della vecchia nomenklatura dietro le sbarre sono 52, compreso Tareq Aziz, ben noto in Italia, che per ora è apparso davanti alla Corte solo come testimone.
Domani si terrà una nuova udienza del processo per la campagna Al Anfal, una serie di operazioni militari condotte nel nord dell’Irak fra il 1987 e l’88 durante la quale furono rasi al suolo 1.200 villaggi curdi e fatte sparire 180mila persone. Molte sono state ritrovate nelle fosse comuni venute alla luce dopo la caduta del regime di Saddam.
Il responsabile supremo incaricato da Saddam della pulizia etnica dei curdi era suo cugino Al Majid, che non esitò ad uccidere con il gas almeno 5.000 abitanti del villaggio di Halabja. Quest’ultimo crimine farà parte di un successivo processo, ma basta l’operazione Al Anfal per mandare sulla forca i suoi responsabili. Della pulizia etnica dei curdi dovranno rispondere anche l’ex ministro della Difesa, Sultan Hashim Ahmed, il capo dei servizi segreti militari, Saber al Duri, il governatore di Mossul ai tempi del raìs, Tahir Tawfiq, il responsabile delle operazioni militari delle forze armate, Hussein Rashid, e il responsabile dell’intelligence nel nord dell’Irak, Saleh al Giuburi.
La pubblica accusa del tribunale speciale che ha condannato a morte Saddam sta preparando le istruttorie per altri processi sull’invasione del Kuwait, la strage con i gas di Halabja e la feroce repressione della rivolta sciita nel sud del Paese dopo la prima guerra del Golfo del 1991. Per le fosse comuni degli sciiti, venute alla luce nell’Irak meridionale, rischiano grosso i fratellastri di Saddam, Sabbawi e Watban Ibrahim Al Hassan, filmati mentre brutalizzano i prigionieri. Anche Aziz Saleh al Nouman, boss del partito Baath al sud, potrebbe finire sulla forca, mentre non è chiaro il destino di Tareq Aziz. Fedelissimo di Saddam della prima ora, ex vicepremier e ministro degli Esteri, sembra aver preso le distanze dal regime prima del crollo. Cristiano caldeo, è stato spesso in visita in Italia e al Vaticano.

Oggi è malato e si è presentato in pigiama al primo processo contro Saddam nella veste di testimone, ma non ha accusato l’ex raìs.

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