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"Aspetto dal 2014 e non so più nulla"

Un'attesa durata quasi sei anni, che rischia di trasformarsi in una sconfitta. È la storia di una coppia veneta, che ha chiesto di adottare un bimbo nel 2015

"Aspetto dal 2014 e non so più nulla"

Un'attesa durata quasi sei anni, che rischia di trasformarsi in una sconfitta. È la storia di una coppia veneta, che ha chiesto di adottare un bimbo nel 2015, ha ricevuto tutti i via libera del caso, per finire su una sorta di binario morto. Un caso limite ma non certo l'unico. «Abbiamo iniziato il percorso di adozione nazionale nel 2014. Dopo un anno abbiamo ottenuto l'idoneità da parte degli assistenti sociali racconta Maria, che preferisce non usare il suo vero nome -. Poi c'è stata l'udienza al tribunale per i minorenni e così siamo entrati, come si dice, in lista. Da quel giorno, non siamo più riusciti a sapere niente».

Come è possibile? Nel caso delle adozioni nazionali, non viene rilasciato un certificato di idoneità da parte del tribunale. Le coppie non possono, quindi, conoscere la decisione definitiva del giudice. Entrano in una graduatoria, che dura tre anni e che può essere rinnovata. Senza però avere alcun tipo di certezza. «A settembre scadrà il secondo rinnovo prosegue Maria e non sappiamo davvero se andare avanti o no. Sto per compiere 42 anni e non so se me la sento di diventare mamma così tardi». Un problema, questo, vissuto da migliaia di altre coppie. «Per l'adozione nazionale la trafila è lunga, ma questo non è l'unico ostacolo conferma Maria -. I giudici guardano anche alla condizione economica della famiglia, privilegiando quelle più benestanti e con due redditi. Io ho perso il lavoro a tempo indeterminato, nel 2011. Lavora solo mio marito, ma viviamo in casa anche con i genitori che hanno la pensione. Non stiamo male, insomma, ma siamo considerati come una famiglia monoreddito. Per questo, forse, negli anni molte coppie ci sono passate davanti».

Le ripercussioni a livello psicologico non sono mancate. «Quando squilla il telefono, e a chiamare è uno dei tribunali ai quali abbiamo inoltrato la richiesta, mi batte il cuore», aggiunge Maria. «Ma sono sempre questioni burocratiche, che nulla hanno a che fare con l'arrivo di un figlio. Sarebbe stato più semplice scegliere l'adozione internazionale, come fanno tanti.

Ma non ce lo possiamo permettere, e soprattutto non vogliamo avere l'impressione di comprare il nostro bambino».

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