Politica

Assalto a sanità e previdenza: ticket sulle ricette, Tfr all’Inps

Il 65% delle liquidazioni, 5 miliardi di euro, dal 2007 finirà nelle casse del Tesoro e sarà gestito dall’Istituto

da Roma

Dal prossimo gennaio, tutti i cittadini (anche gli esenti) che non ritirano i risultati di una visita medica o di esami diagnostici saranno tenuti al pagamento per intero della prestazione. È una delle infinite disposizioni contenute nella legge finanziaria che molto spesso, anche laddove prevede teorici tagli di spesa, in realtà si rivale sul portafogli degli italiani. Il capitolo sanitario della manovra 2007 è, in proposito, esemplare. Per frenare la spesa farmaceutica, il governo impone ticket automatici alle Regioni che sfondano il bilancio. A partire dal 10 gennaio 2007, altri ticket saranno imposti sulle visite specialistiche (10 euro sulla ricetta), sul pronto soccorso da «codice bianco», cioè le urgenze non seguite da ricovero (23 euro di quota fissa) e da «codice verde», le meno gravi (41 euro).
I tagli - veri o supposti tali - dovrebbero valere complessivamente 20,3 miliardi di euro. Il piatto forte riguarda il Tfr «scippato» alle aziende (5 miliardi di euro), seguito da 4,58 miliardi di risparmi dal Patto di stabilità interno. Ci sono poi 4,56 miliardi dalla previdenza (aumenti di contributi, finestra chiusa, etc); 3,22 miliardi dalla Pubblica amministrazione; e infine 3 miliardi di tagli nella Sanità.
Certo non verranno risparmi da misure sanitario come, per esempio, il divieto di vendere alcolici ai minori di diciott’anni. Oppure, dalla revoca dell’autorizzazione ai titolari di farmacia che siano stati condannati per truffa ai danni del Servizio sanitario nazionale. O ancora, dalla confisca delle attrezzature appartenenti a chi esercita abusivamente la professione medica. Per razionalizzare l’attività, il ministero della Salute trasferirà in un’unica sede tutti gli uffici sparsi in più edifici: spesa prevista, 6 milioni di euro. Speriamo che si risparmi, in futuro, sugli affitti.
Dalla sanità alle pensioni. Come ormai tutti sanno la fetta importante delle misure previdenziali - in particolare, l’aumento dell’età pensionabile - sono stati rimandati a un memorandum, e a un successivo provvedimento separato. In Finanziaria restano, invece, i finti risparmi, cioè gli aggravi. In particolare l’aumento dei contributi a carico dei lavoratori autonomi e dei collaboratori («Co.co.co.»). Su collaboratori e autonomi la stangata è particolarmente pesante: l’aliquota previdenziale per commercianti e artigiani sale dal prossimo 1° gennaio al 19,5%, e al 20% dal 1° gennaio 2008; per i parasubordinati si va subito al 23%. Ma c’è un incremento d’aliquota contributiva che riguarda anche i lavoratori dipendenti, che passano dal 32,7% al 33%. Scatta il contributo del 3% a carico delle cosiddette «pensioni d’oro», quelle che superano i 5mila euro mensili. E viene chiusa una delle quattro «finestre» d’uscita per il 2007 per i pensionamenti d’anzianità. L’insieme delle misure previdenziali dovrebbe garantire risparmi per circa 4,5 miliardi di euro.
Il testo della Finanziaria entrato ieri in Consiglio dei ministri conferma, inoltre, il parziale esproprio del Tfr inoptato dai lavoratori. Viene infatti istituito il «Fondo per l’erogazione ai lavoratori dipendenti del settore privato dei trattamenti di fine rapporto», che vale 5 miliardi di euro. Il Fondo va in Tesoreria, ma viene gestito dall’Inps (in caso contrario, sarebbe stato debito pubblico puro e semplice). Vi affluisce il 65% del flusso annuale di Tfr (complessivamente fra gli 11 e i 12 miliardi di euro) che non viene destinato dai lavoratori alla previdenza integrativa. Il contributo del 65% è versato mensilmente dai datori di lavoro, e servirà per «interventi a favore dello sviluppo», previa autorizzazione delle Autorità statistiche europee (Eurostat) in merito al trattamento contabile del Fondo stesso. In sostanza, il governo non sa ancora se questo fondo potrà essere utilizzato o no.
Per i contratti pubblici, la bozza di Finanziaria esaminata ieri dal Consiglio dei ministri stanzia 1,181 miliardi di euro per il 2007 e 2,595 miliardi per il 2008. Per soddisfare i sindacati queste cifre saranno aumentate, afferma Tommaso Padoa-Schioppa, ma ma non si sa ancora di quanto. La stessa bozza prevede la riduzione del 50% di tutto gli automatismi stipendiali, personale della scuola compreso. Sarà concessa l’assunzione di 80mila docenti in quattro anni. E sempre a proposito di istruzione, è previsto il divieto (temporaneo, ma non viene indicata la scadenza) di istituire nuove facoltà e nuovi corsi di studio nelle Università. Viene, in compenso, istituita una «Agenzia per lo sviluppo dell’attività scolastica», con sede a Firenze.


Gli unici tagli «supposti veri» riguardano i consumi intermedi della Pubblica amministrazione: 3,47 miliardi nel 2007; 3,39 nel 2008; 3,73 miliardi nel 2009.

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